Bollettino sulle voci inside my head #1

Prima del racconto su Book Pride volevo darvi dei cenni per tranquillizzarvi sul fatto che l’aspirazione all’idiozia, su cui si basa questo blog, rimane ferma e decisa, come la necessità di liberare la mia testa dalle cose random che partorisce, riversandole nell’internet. Quindi inauguro questa felice e utilissima rubrica, perlomeno faccio finta di avere un piano editoriale.

  • Ho difficoltà oggettive e comprovate con le porte. Ma non la classica inversione tra lo spingere e il tirare, quello è il livello base. No no. Io sono in grado di rimanere in attesa per interminabili minuti convinta che la porta sia chiusa, e invece non avevo capito come aprirla. Variante, tentando di aprirla dopo che mi è stata aperta, la richiudo, e devo suonare di nuovo  (la maggior parte delle volte a sconosciuti). Ancora, la mia borsa rimane quasi sempre aggrappata alle maniglie, con improvviso effetto rimbalzo su di me, perdita di oggetti, scontri con altri esseri viventi.
  • Prendere il treno ogni tanto, e beccare oltretutto la congiunzione astrale perfetta in cui trenitalia non ti chiede scusa per il disagio, mi piace tantissimo. E la tratta Viareggio-Genova in una giornata di sole e cielo azzurrissimo non smetterà mai di farmi sorridere come una cretina.
  • Mi sono fatta una due giorni da donna seria per un convegno di lavoro a Milano, dove hanno chiamato il mio nome a tradimento a inizio riunione: mi sono dovuta alzare davanti a tutti e accogliere l’applauso di benvenuto. Ho salutato tipo Queen Elizabeth, accennato a mia volta un applauso (perché???) e guardato in mille direzioni diverse nel giro di cinque secondi. Grazie Bea.

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  • Di questa due giorni ho apprezzato la stampa di Gina Lollobrigida mezza ignuda sopra il mio letto, il profumo che si sentiva in tutto l’hotel ma da dove, dove??, i taciti scambi di sguardi con Padre, l’essere riuscita (con immensa fatica) a essere sempre presentabile, il sodalizio con la mia compagna di Moscow Mule – vite che si intrecciano e generano chiacchiere belle, risate sincere, risate sguaiate, il tutto suggellato da un selfie stampato su sfondo animalier.
  • Continuo a disseminare nel mondo le mie cose, tendenzialmente le ritrovo tutte pagando il prezzo di essere etichettata – giustamente, come una gonfia.
  • Sono riuscita in un’impresa che statisticamente non mi riesce quasi mai: acquistare un capo di vestiario svolta, uno di quelli che tutti ti dicono “uhhhhh beeeeello!”, spendendo poco. Gonna già messa due volte e che mi ha caricata come le mine. Questi trent’anni mi regalano sensazioni a cui mai avrei pensato di poter avere accesso.
  • Milano mi fa sempre struggere dal desiderio. Ogni volta non vedo già l’ora di tornarci, non ne ho mai, mai abbastanza, e sono pronta a superare la mia ansia da conflitto, togliermi gli orecchini come una ghettogirl incazzata e battagliare con chiunque osi insinuare che non sia una città meravigliosa.

B.

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