No music on weekends @ Serre Torrigiani | 16.07.2020

Tutto stava nel ributtarmi nel mondo on-line con un tempismo che scansatevi (sempre, dalla luce). Grazie all’essere riuscita, dopo numero mesi quattro, a riaprire instagram senza terrore, ieri mattina ho scoperto che ci sarebbe stato il Grande Ritorno delle Presentazioni Live di effequ. A riaprire la stagione, il saggio pop di Gabriele Merlini, No music on weekends | Storia di parte della new wave, uscito a febbraio. Non mi sono promessa niente, non ho fatto squilli di trombe o grandi annunciazioni perché poi sai mai, però, alla fine, ce l’ho fatta. Mi sono traslata a Firenze, da cui mancavo sempre da numero mesi quattro (e un po’), e in qualche modo sono giunta in un luogo incantato, che penso non esistesse fino a tipo poche ore prima, sono fermamente convinta che sia stato creato dalla Fata Smemorina e che già adesso non vi sia più. Nel caso non fosse stato un sogno, il posto era questo.

E dopo aver attraversato un corridoio con le lucine dai cui lati spuntavano genti seminascoste da siepi di piante aromatiche, mi sono ritrovata in mezzo alle fresche frasche e alla verzura, circondata da pomodori e zucchine e dal banchino dei libri. Sarà che:

  • Era tipo la mia terza uscita ufficiale
  • Era la prima volta che rivedevo persone intente a fare una delle cose che più amo al mondo (parlare di libri)
  • Erano tutti BELLISSIMI e leggiadri e sorridenti e in carne ed ossa
  • Di quel libro ne avevo sentito parlare dall’autore una volta a cena lo scorso anno, e vederlo stampato mi ha fatta sentire una vecchia zia coi baffi orgogliosa della creatura
  • Vedere le persone a cui vuoi bene dopo quella che è sembrata una vita intera è una delle botte di felicità più belle che si possano avere

ma ecco, sono state due ore incredibili. Non sono riuscita ad ascoltare con attenzione (too much situation, quando sono arrivata mi è stato offerto di mettermi a sedere come agli anziani sui mezzi pubblici ed è stato magico), eppure mi è sembrato di cogliere in pieno le vibrazioni di benessere che arrivavano dal palco, era proprio una presentazione capite, la presentazione di un libro! Un libro che già da copertina e indice potrebbe finire, e invece per fortuna continua.

Momento prefe

Ieri tornata a casa, ancora inebriata dagli abbracci e dall’essere riuscita a sortire dall’Eremo senza conseguenze, mi sono sparata le prime trenta pagine, e con una banalità imbarazzante mi sento di dire che vi consiglio caldamente di farlo vostro. La mia non-competenza in materia mi fa fermare qui, perché davvero ho già scoperto una valanga di gruppi/parole/luoghi/cose/opere e omissioni che ignoravo del tutto e che mi hanno messo subito in sommossa la testa e, dannazione, che figata. Ed è una scrittura talmente serrata ed evocativa e densa che ha già quasi del mistico, e io sono super esaltata.

Perché, cercando riparo sotto un portico, è bene ribadirlo: una fetta essenziale di storia della musica è topografia di luoghi e analisi di spazi, sequenze di puntini che tra le pieghe delle mappe si uniscono e divergono restituendo informazioni imprescindibili riguardo movimenti giovanili, derive del gusto e rigagnoli di rumore

A fine libro, poi, ci sono sei pagine di discografia scritta fitta fitta, e mi sento già una persona migliore (in realtà mi ci sento per la dedica con disegnino, Zerocalcare attento che il Merlini spakka tutto).

B.

Pisa Book Festival 2019

Ieri avevo paura, allora ho fatto un salto al Pisa Book Festival, che mi dà tanta sicurezza perché è il festival letterario più uguale a se stesso della storia dei festival letterari (su The Buzzing Page, nel remoto ’14, ci avevo dedicato 10 post (risate di sottofondo). Li trovate nella sezione The Buzzing Fair, tendenzialmente è tutto proprio identico, solo nel frattempo sono usciti una valanga di libri belli che probabilmente non ho letto).

E allora ho spinto veloce, mi sono finta Stefano Accorsi che fa le garette e ho girato come una trottolina – amorosa, dududadada.

L’obiettivo di passare inosservata temo se ne sia andato beatamente TAT ❤

Se non ci siamo visti ci si becca alla prossima!

Vi ricordo che oggi potete andare e amare tutti pure voi. Come? SBORSANDO SOLDI!

ATTENZIONE: L’ingresso costa 6 euro e non hanno dispositivi elettronici di pagamento, mentre gli editori sì!
Il bancomat al palazzo dei congressi è in culonia e non funge. Volete pagare cash? PORTATELO! Volete pagare con le carte? LO POTETE FARE IN SERENITÀ E FIDUCIA.

Dentro è caldo, vestitevi a cipolla. Il guardaroba costa 1 euro. Fuori è freddo, a Pisa è umido, i corridoi sono stretti e scivolosi, favorite le ore diurne e in chiusura se volete calma. È bel tempo, la zona delle Piagge è stupenda, poi potete fare anche una passeggiata.

I ragazzi che fanno accoglienza e assistenza nelle sale e tutto il resto sono molto gentili, chiedete TUTTO a loro perché non si capisce nulla e i corridoi sono labirintici.

Nota bene, c’è il piano di sopra, non lasciatevelo sfuggire!

OGGI CI SONO INCONTRI BELLI, googlate il programma.

Ciao buona domenica!

B.

La presentazione di fine anno

Ieri c’è stata la presentazione del romanzo dell’EstateL’iguana era a pezzi di Giulio Pedani alla Piccola Farmacia Letteraria di Firenze, e per me è stata come la cena di fine anno scolastico. Quel momento in cui ci si vede, ci si saluta, si mette un punto alle cose, si chiudono i cerchi, ci si dice ci si vede a settembre e si può iniziare l’Estate. Sì, quel momento che quando il mondo era bello era in early June, mentre invece qui siamo in late July e siamo pieni pieni pieni ok? Sono arrivata a Firenze un po’ tesa, ma poi ho visto le genti belle, mi sono rasserenata, mi sono sentita a casa in quella minuscola libreria, mi sono accomodata sullo sgabellino Ikea accavallando le gambe come se dovessi giocare a signore e ho fatto la cosa che più mi piace fare, sentir ragionare di libri annuendo e sorridendo spasmodicamente.

Borsine Piccola

Segue cronachina veramente agile a vostro uso e consumo, cuori.

  • Luca Starita, che presentava l’incontro, ha esordito chiamando in causa, nell’ordine: Marco Balzano con Resto qui,  Paolo Cognetti con Otto montagne e Andrea Pomella con Anni luce, rispettivamente per la politica, il paesaggio e la musica che scandiscono la storia.
  • Io mi meraviglio sempre di come un romanzo possa far innescare i collegamenti più diversi e disparati: è una cosa che mi rende felice.
  • 25 luglio 2019 rimarrà nella storia come “giornata infame” in cui comunque un manipolo di irriducibili si è recato alla presentazione di un libro.
  • Effettivamente Giulio Pedani nel 2016 ha percorso la Via Francigena, e da lì è nato lo scheletro del libro. Poi ha fatto quello che sogno di fare anch’io da una vita fallendo miseramente, ovvero deviare dall’esperienza personale che rende la scrittura solo un diario poco interessante e costruire invece delle storie. Yasss.
  • È stato confermato ciò che avevo sperato, ovvero che Saltatempo di Benni fosse uno dei romanzi che aveva influenzato L’iguana. Non ci voleva molto a capirlo eh, ma insomma volevo sentirlo dire ad alta voce e così è stato ed è stato bellissimo perché poi insieme a StefanoAmoreMio sono seguiti Luciano Bianciardi, e Gianni Celati, ed Enrico Brizzi, e che gli vuoi dire?
  • Ma ci sono state pure influenze indirette e scoperte a posteriori, come quella di Joe Lansdale, da cui risultano “affinità clamorose, ma non fatte apposta eh!”.
  • Durante tutta la presentazione continuavano a venir fuori robe che mi facevano sospirare e insieme volare, tipo lo stretto legame tra lo scrivere e il camminare, perché sei continuamente distratto dalle cose incredibili che ti stanno intorno, e poi vuoi che rimangano, e allora avrei voluto alzarmi e gridare Giulio, te lo spiego io cosa può fare una donna innamorata della vita come me (questa la capite leggendo il libro eh), e invece alla fine ho solo timidamente chiesto come mio solito cose a caso, tuttavia complimentandomi per averci regalato la definizione di twerking più bella di sempre.
  • Abbiamo una listina di libri da leggere prima di morire made in Giulio Pedani che vi favorisco: A sangue freddo di Truman Capote, Revolutionary Road di Richard Yates e Il vecchio che leggeva romanzi d’amore di Luis Sepúlveda.
  • Lasciatevi comunque del tempo prima di trapassare per leggervi anche Guerra e Pace, che dice sia un bel romanzo.
  • Abbiamo anche vinto il saggio suggerimento di guardare Mulholland Drive di Lynch come se fosse un film dei Vanzina, con l’intento di mettersi l’animo in pace, smettere di farcisi i trip e vivere sereni.
  • Ho capito che io mi faccio coraggio nella vita pensando a Britney Spears che ha superato il 2007 come quelli più grandi e fighi di me lo fanno pensando a Iggy Pop che ha superato il 1976-1978.
  • Siena è un’allucinazione immensa e io penso solosolosolo a questo.

B.

Cose con la B va a Fano e manca poco ci rimane

Domenica 9 giugno avevo una missione: fare dell’intrattenimento durante Letteraria in Città, l’evento in cui si annunciavano i finalisti del Premio e Giornate di Letteraria.

Il Premio e Giornate di Letteraria funziona così:

  • Squillano le trombe, esce il bando! Possono partecipare le case editrici (escluse quelle a pagamento, e già cuori) con i libri usciti tra l’1 gennaio 2018 e il 31 gennaio 2019.
  • Le case editrici mandano i libri, che entreranno a far parte delle librerie delle scuole e della Mediateca Montanari di Fano, quindi a disposizione di tutti i cittadiny.
  • I ragazzi (che si offrono volontari, mica li obbliga nessuno!) delle scuole (non solo licei, ma anche istituti tecnici e professionali) leggono i libri. Sono loro la Giuria del Premio, e quest’anno erano più di 900.
  • Una volta letti i libri, compilano una scheda in cui scrivono una piccola recensione e assegnano un voto.
  • I libri più votati andranno a costituire la decina dei finalisti.
  • Ripartono le letture e le votazioni, fino ad arrivare alle Giornate di ottobre (11-13) in cui ci saranno le premiazioni.
  • Lo scrittore del romanzo italiano e il traduttore del romanzo straniero si portano a casa il real cash (2000 sacchi, mica noccioline!). Però mi devono andare a Fano, sennò nulla, e questa cosa mi ha fatto volare.

Quindi mi sono traslata nelle Marche, regione del cuore, regione dove il cuore, anni fa, si era proprio spostato. C’è stata della catarsi ma ve la risparmio.

Fano è un po’ più in su di dove andavo un tempo, non parlano strano ma hanno le case coi mattoncini chiari pure loro; spoiler: ho scoperto una realtà di provincia da cui mi sono portata via un sacco di spunti per la Conca. E se siete in crisi esistenziale e dovete scegliere un posto a caso dove vivere, non fate vincere il caso, scegliete Fano, una di quelle città che in 24 ore ti fanno seriamente prendere in considerazione l’idea di poterci vivere, aprire un’attività, mettere al mondo una discendenza perché sai che vivrà in prosperità e armonia. Sono capitata il giorno in cui si teneva il ballottaggio, e c’era della seria trepidazione, e insomma poi ha vinto chi doveva vincere e tutto si è trasformato in una esplosione di gioia per una città che ha, come tutte, i suoi disagi e le sue glorie, ma a me sembra ce la stia mettendo tutta per non soccombere, anzi: vuole proprio dire ci sono, ci siamo, venite a vedere che si fanno le cose belle.

Poi:

  • Tra i 73 libri in concorso, non avrei fatto arrivare in finale nessuno di quelli che invece hanno scelto i ragazzi. Questa cosa è straordinaria.
  • Mi sono rotta del conflitto generazionale: siamo persone, non età. Un bimbetto di 15 anni mi può insegnare più cose di un coglione di 45. La diversità, anche di generazione, deve diventare inclusiva e non oppositiva. Ya basta.
  • Non ci potrò mai fare nulla: sentire ragionare di libri è una delle mie cose irrinunciabili della vita, come il prosciutto crudo.
  • Valeria Patrignani, direttrice della MeMo (che è strabella!), sono partiti in automatico gli occhi a cuore quando ho pronunciato “Biblioteca San Giorgio di Pistoia”. Moto d’orgoglio pure sulla West Coast, yay!
  • Se proprio non vi volete trasferire a Fano, iniziate a prenotare per il secondo we di ottobreI luoghi del Premio sono wow, ci farà sicuramente ancora caldo e ci potrete pure unire un po’ di mare (libri/mare ma che combo è?), i loro carboidrati sono pazzeschi e l’acciottolato delle strade mega romantico. Mi hanno fatto fare un tour di Fano by night e, pure se ero in after dall’emozione, non ho smesso un secondo di adorare ogni cosa. Luogo prefe: la darsena borghese, of course!
  • Le persone, soltanto le persone. Le mie amiche. Le amiche ritrovate. Le amiche delle amiche. Le ciliegie. Un vivaio con un pavone.

E quindi grazie:

  • Maura Maioli, la direttrice dell’Associazione Letteraria
  • A tutte le persone che mi hanno fatto sentire a casa – e considerando quanto per me casa, la mia Happy Home, sia centrale in questo momento, è una cosa che va sottolineata.
  • Soprattutto grazie alla signora che si è voluta fare un selfie con me, è un’esperienza che non avevo mai vissuto.

B.

Di quando alla Grande Invasione c’era Alessandro Leogrande

In questi giorni a Ivrea c’è La grande invasione. Io ci sono stata nel 2016 con The Buzzing Page, facevo BlogNotes – ideato da Laura del Té Tostato, insieme a un sacco di gente carina (tra cui Francesca di Nuvole D’Inchiostro, Diana di Non riesco a saziarmi di libri, Andrea di Un antidoto contro la solitudine). Ma erano giorni strani, insomma facevo troppe cose, non ci stavo dietro. Non ci sono le cronache sul blog (su The Buzzing Page non facevo cronachine ma reportage lunghissimi – oh my), erano stati giorni pienissimi, avevo avuto tanto mal di testa, aveva piovuto in abbondanza. E non averli raccontati, così come non avevo raccontato il SalTo16, o il Festival di Gavoi, mi aveva generato un’ansia estrema. Perché contemporaneamente ne facevo altre mille. Mi riferisco a questo quando scrivo che le cose che faccio mi devono stare dietro, e non davanti. Che devo fare le cosine con calma. Mi riferisco a quell’anno, quando dopo i mesi di depressione avevo una voglia di vivere che spostatevi, non riuscivo a gestirla, la ingurgitavo bulimica, senza però fermarmi a elaborare quello che mi succedeva, a far sedimentare le cose, a godermi un giorno di vuoto, a prendermi cura delle mie emozioni. Facevo cose bellissime, ma senza rendermene conto davvero.

Comunque erano stati tanto belli, quei giorni di Ivrea, avevo partecipato a un sacco di incontri e conosciuto persone che, nonostante tutto, sono rimaste. Stavo imparando a fare quello che sto cercando di riprendere adesso, ovvero lavorare coi social. Mi piaceva tanto, mi piace ancora, voglio continuare a farlo. Avevo conosciuto le ragazze che curavano le pagine ufficiali del Festival, mi ero divertita tantissimo con loro. C’erano state cene con le genti dell’editoria, tante birre, tanti colori, tantissime idee. La grande invasione è un festival unico, si respira un’atmosfera incredibile e c’è una cura inimmaginabile nell’organizzazione. Cammini per le strade adorabili di questo posto in culo ai lupi in Piemonte e ti senti felice senza motivo, ci sono libri ovunque, balconi fioriti, piazzette luminose. C’è pace, c’è il chiostro di Santa Marta, ci sono luoghi che si aprono per l’occasione, ci sono colazioni letterarie, pranzi con l’autore, dopo cena ridanciani.

Quello che volevo dire però è un’altra cosa, ovvero che durante quei giorni del ’16 ho partecipato a un panel (allora forse non si chiamavano nemmeno così) in cui c’erano Goffredo Fofi, Paolo Cognetti, Alessio Torino e Alessandro Leogrande. Chi seguiva The Buzzing Page sa che Goffredo Fofi è il mio spirito guida, e trovarlo a ragionare con un gruppo di giovani scrittori meravigliosi fu uno dei momenti più ispiranti di sempre. Da qualche parte ce li ho gli appunti, ne sono certa.

leogrande

Ero rimasta talmente rapita che mi sono comprata subito La frontiera, e andai a farmi autografare il libro, timida. E poi l’ho letto. E lo so che nella Bolla lo sanno tutti ma ecco, vorrei dire che per capire il presente leggere Alessandro Leogrande è una cosa indispensabile che non bisogna smettere di fare. Perché dopo poco più di un anno da quel giorno lui non ci sarebbe stato più, e l’impatto della sua perdita è stato fortissimo, ma la cosa bella, invece, è che se ne continua a parlare, incessantemente (il 4 giugno ad esempio, a Cosenza, ci sarà il conferimento del Premio Sila’49 proprio in sua memoria: “La frontiera e l’umanità per Alessandro Leogrande”).

E visti i tempi, penso proprio che non debba passare manco un giorno senza che qualcuno ne parli. Quindi niente #scusatemavelovolevodire, visto che sono i giorni in cui l’avevo conosciuto. Andate alla Grande invasione, leggete Alessandro Leogrande. Io poi rimetto a posto le foto.

B.

Cronachine dal Salone del Libro – #SalTo19

Cronachina sul Salone del Libro 2019 divisa in aree tematiche per facilitarne la consultazione a seconda di ciò che più vi aggrada. Le robe serie le trovate sui canali seri, lo sapete no?

20190512_103042

Logistica e spazi

  • Controlli che manco all’aeroporto – e che ho passato solo grazie alla condivisione social su quello che non si poteva portare (tipo le borracce, Greta e io vi odiamo). Non fanno entrare le bottigliette col tappo come ai concerti (boh) e se hai il deodorante spry nel bagaglio ti senti braccata manco tu stessi trasportando la droga dalla Thailandia.
  • Se non hai il pass giusto o solo il biglietto normale non puoi uscire e poi rientrare: fate qualcosa contro questa barbarie grazie.
  • L’ingresso degli addetti ai lavori riserva sempre delle gioie. Highlight: il tizio che sbraita perché non gli hanno portato il pass e “con tutto quello che faccio per il Salone!” (cazzosei Lagioia?).
  • Il nuovo spazio Oval: per me è un grande sì. Ti permette di pigliare una boccata d’aria ogni tanto e sentirti meno alienato, la passerella sabato era intasata ma la domenica avevano già messo i cordoni per separare le direzioni. Corridoi larghi e tanta luce grazie alle vetrate, tanti editori grandi in modo da evitare che non fosse cagato.

Eventi, incontri, libri

  • Vanni Santoni : Salone del Libro = Violetta Bellocchio : Book Pride Milano. Panel su panel carichi come le mine a presentare gente bomba e a fare discorsi altissimi, solo applausi e poi barelle.
  • La scena fiorentina (aka scenicchia) fa i culi pure a Torino: il panel per la presentazione dell’ultimo numero di THE FLR – The Florentine Literary Review, a tema FAKE, è stato assai ganzo – ma voglio denunciare l’applauso negato a Gregorio Magini, non si fa diobonino! Volete leggere le voci più interessanti del panorama letterario contemporaneo? Qui ne trovate di veramente bòne.
  • Orgoglio pistoiese allo Spazio Super Festival, gremito per sentir parlare del Festival L’anno che verrà – I libri che leggeremo, ideato dal baldanzoso Martino Baldi. Solo su @tortadilatte trovate il circolino con le stories dell’edizione 2018! Ma bando al campanilismo toscano, vi segnalo pure il Premio Letteraria e Leggo Quindi Sono.
  • La tematica del lavoro è stata preponderante: Elvira Navarro, autrice spagnola in uscita il 23 maggio per LiberAria con La lavoratrice, il sindacalista Aboubakar Soumahoro e Nadia Terranova, insieme per presentare il libro Umanità in rivolta, edito da Feltrinelli – un incontro veramente emozionante, e il messicano Eduardo Rabasa con Peppe Fiore e Giulia Zavagna e il suo Cintura nera (uscito in aprile per edizioni Sur, su L’Eco del Nulla ve lo raccontano).
  • E poi l’accettazione di sé e la bellezza diversa (leggete Petali di Guadalupe Nettel edito da La nuova frontiera), nuovi punti di vista, gli esordi letterari, lo scouting, le riviste, la lingua spagnola (ospite del Salone per mia enorme gioia), i grandi scrittori in assenza (Mircea Cărtărescu e J.D. Salinger rappresentato dal su’ figliolo – che figata).

 

  • Il momento La Bea racconta i libri effequ è stato tanto bello, again. Ho ragionato per due ore e mezza (davvero) con la gente bellina di libri che mi son garbati abbestia, ma secondo voi quanto posso esser stata felice?

cose con la b

Consigli non richiesti per un futuro migliore

  • Lavatevi di più, oh genti, usate prodotti igienici validi e vestiti puliti, perché PUZZATE.
  • Evitate di piantarvi all’improvviso in mezzo ai corridoi. Vedete qualcuno che conoscete? Spostatevi di lato e ragionateci pure all’infinito. Siete in dubbio su dove andare? Dovete cercare una cosa nello zaino? #scansatevi

20190510_201741
Messaggi assolutamente non subliminali 

  • Portatevi il cibo: barrette, frutta, panini (i kinder cioccolato no, che si sciolgono porcoilkaskdajlj): risparmiate e non dovete fare l’ennesima fila. Una piadina costa sette euro, giuro. L’acqua compratela ai baracchini degli hot-dog fuori ore pasti.
  • Mettersi scarpe comode sembra eccessivo ricordarlo, ma lo farò lo stesso. Farsi venire le vesciche è l’ultima cosa che vorrete, date retta.
  • Se c’è dell’assembramento un occhio buttatecelo, scoprirete senz’altro qualcosa di nuovo e interessante.

Considerazioni random e cazzi miei 

  • Questo è il primo Salone con Lagioia a capo della direzione editoriale a cui partecipavo, e rispetto a prima mi sembra che la qualità si sia impennata verticalmente.
  • Le cose che fanno sanguinare gli occhi per fortuna ci sono sempre e di conseguenza le cronache di Alberto Forni aka Fascetta nera rimangono le mie preferite in assoluto FOREVER.
  • C’erano degli stand pazzeschi, pazzeschi. L’impegno degli editori è qualcosa che a me continua a riempire di gioia.
  • Le genti belle sull’instagram mi hanno fatto partecipare anche a tutto quello che non ho visto live, yay!
  • Sul caso Altaforte, leggere qui.
  • Come si fa antifascismo? Facendo cultura in maniera inclusiva e ragionando di lavoro, diritti, genere, spazi. Mi sembra che in questi giorni sia stato fatto da molte parti.

  • Allo stesso tempo, le genti della cultura si devono ricordare un pochino più spesso che non fanno le cose per loro stessi – per parlarsi addosso c’è il mondo dell’Università amici, basta quello, grazie, cuori.
  • La parte più bella del Salone? Il Bookstock Village, lo spazio dedicato ai bambini e ai ragazzi. Mi sono anche imbattuta nella mostra Herstory e mi sono emozionata.
  • Mantenere le mie buone abitudini durante il delirio del Salone = benessere vero.
  • Sono sempre la solita gonfia e faccio le cazzate, però senza volermi flagellare col cilicio.
  • La guerra delle borsine di tela è una delle parti delle fiere che continuo a preferire.
  • Le mie amiche sono belle, e in presenza, e in assenza.
  • Incontrare la gente al Salone è molto bello ma anche molto difficile. Fare tutto quello che si vuole al Salone è ugualmente arduo. Non sono più un folletto saltellante sotto effetto di coca, e me ne sono grata, cazzo. Quello che non sono riuscita a fare a ‘sto giro lo faccio al prossimo, peace and love. Io me la sono goduta. 
  • Torino, torno presto pure da te (ho promesso a Davide Scabin che vo a fa’ il brunch da lui al Mercato Centrale, d’altra parte).

20190513_092147
C’è della bellezza

B.

 

Effequ fa i libri belli, lo sapevate?

Cose che funzionano ogni tanto nella vita: fermarsi a riflettere sulle situazioni che si stanno vivendo. Ebbene, mi sono soffermata un attimo a pensare al perché, nel Grande Cerchio della (mia) Vita, sarò di nuovo a spacciare i librini effequ durante un evento letterario, in questo caso il più importante appuntamento dell’editoria italiana, il Salone del Libro (è la nostra Fashion Week amici, dateci agio). E mi sono fatta dei trip che vorrei condividere con voi.

L’editoria indipendente è ciò in cui credo, nonostante tutto. Ci sono molti modi di essere editori, e io su The Buzzing Page li stavo raccontando con miriadi di dettagli, interviste, approfondimenti. Da quando ho aperto Cose con la B dico a Francesco Quatraro e Silvia Costantino, editori effequ, “ora vi fo un’intervistina per il blog eh!”. Invece non l’ho mai fatto. È successo però che la pila dei loro libri crescesse e io me ne innamorassi sempre di più, e da qui l’illuminazione: ma che cosa meravigliosa non sono le storie che riescono a raccontarsi da sole? E io poi sono stupidina e sento il bisogno di condividerle. È questo che cerco di fare qui e in generale nella vita, condividere la felicità. Che di disagio ne abbiamo tutti già a sufficienza.

E allora la storia che sta raccontando effequ, che è stata sì fondata nel 1995 a Orbetello, ma l’anno scorso si è trasferita a Firenze (ed è questo che volevo farmi raccontare per bene, ma vabbè sono pur sempre una Bea), e che sta quindi festeggiando un anno dal nuovo corso, merita di essere conosciuta ancor di più. Perché per me, adesso, rappresenta la casa delle idee in cui credo fermamente – e insieme ciò che dovrebbe essere una casa editrice, ovvero bacino del nuovo e ponte di un pensiero.

Come sono le loro idee? Nitide, nette, nuove. Si fa una narrativa “leggera e inquieta”, si azzarda e si fa da vivaio per le nuove voci (e ve ne avevo parlato qui), si raccontano storie che scardinano l’ordinario o che vi si immergono totalmente, sempre con qualità e vocazione letteraria (leggi: sono alcuni dei romanzi più fighi che ho avuto fra le mani nell’ultimo anno e mezzo, fine). E si fanno saggi POP che, porca miseria, vogliono raccontare, capire, indagare veramente il mondo in cui stiamo vivendo qui e ora (ma anche tutti i mondi possibili). Sono saggi curati, approfonditi, ma estremamente fruibili. Al momento il mio preferito è uno, Non siamo che alberi, di cui non riesco a parlarne senza piangere ma io ho dei problemi.

effequ

E sapete qual è il segreto dietro le cose belle? Le persone belle. Altra visualizzazione: le cose le fanno le persone. Pazzesco eh? Dietro la merda, c’è spesso e volentieri la merda. Dietro la meraviglia, c’è quasi sempre la meraviglia. Eccezioni comprese. Perciò dietro a un logo efficace e accattivante ci sono due ragazzi di trent’anni (remember: dai 20 a 30, siamo ventenni; dai 30 ai 40, trentenni) che si fanno il culo. Perché oltre che ad essere una fucina di idee, la casa editrice è un’impresa. Le case editrici sono imprese, gli editori sono imprenditori. Lo so, è sconcertante anche questo, uh! E cosa fa l’impresa? Rischia. Vi sembra una cosa da poco, in codesti anni strambi?

Perciò non vedo l’ora di poter sproloquiare again and again di libri belli con degli sconosciuti come se fosse una cosa del tutto normale, e di mettere le mani sulle novità pazzesche che ci sono in catalogo.

Buone letture, alzando il volo.

B.

Vanni Santoni alla Cité – le combo, quelle belle

Il tour dell’ultimo romanzo di Vanni Santoni, I fratelli Michelangelo, assomiglia a quello di una rock-band che si spara decine e decine di concerti in qualsiasi spazio, evento, manifestazione, rimbalzando come una pallina da un capo all’altro del Paese. La prima è stata a Roma il 16 marzo, e ci sono già alle spalle librerie con solo posti in piedi, a Firenze I fratelli avevano esordito all’IBS, ma la presentazione alla Cité è una “sacra tradizione” che non si può disonorare.

COSÌ PARLÒ SARMI ZEGETUSA

A me sentire Santoni è una cosa che mi fa star bene, quindi vi meritate pure voi le sue perle di saggezza – ma vi assicuro che rendono meglio se leggete il romanzone (che è una bomba, una bomba!).

  • Svolta assoluta su “questa cosa del trombare”, che un tempo “era parecchio importante” – la prima parte del romanzo indaga infatti la tardiva educazione sentimentale di uno dei figli, Enrico: aveva senso “finché aveva senso politico, fino a che cioè poteva rivendicare territori di libertà che non c’erano, e quindi andavano fatti i conti con questa questione”. Boh, amici, pensiamoci davvero.
  • Anche perché adesso per Vanni Santoni la questione spirituale è quella centrale (affrontata nell’ultima parte), “quindi il passaggio dalla figa a Dio è emblematico ma pure tragico”. Grazie. Grazie.
  • Nel romanzo ci sono sì delle chiavette che esplicano i vari congegni allegorici, però dai, non è che i libri devono essere dei passepartout.  D’altra parte, le sezioni di Louis e Rudra, quelle che contengono chiavi, sono anche le uniche che gli editor avevano proposto di togliere (risate da sit-com in sottofondo).
  • Stiamo uscendo da un’epoca in cui essere realizzati corrispondeva a un determinato posizionamento della società, adesso è una questione personale ed è una conquista (qui mi sono illuminata San Paolo style).
  • La questione dell’arte contemporanea è indagata nella parte di Cristiana: l’arte da Duchamp in poi, si è liberata dal medium,diventando pura idea, ed è per questo che l’arte contemporanea spesso viene accusata di essere fuffa: il fatto che conti solo l’idea è più difficile, e Cristiana non ce la può fare malgrado il suo enorme talento.
  • L’editoria è la versione sfigata dell’arte, a *** (fiera di cui mi son persa il nome) ci sono le stesse dinamiche del Salone del Libro, ma estremizzate e con più riccanza.
  • Ho scoperto il fenomeno dello Zombie Formalism (please ask google).

la citè vanni
Foto della Cité (io in pole position as usual, sia mai)

LE VOCI INSIDE MY HEAD

  • Una delle svolte vere delle presentazioni alla Cité è vedere le persone oltre le grandi vetrate che, passando, guardano dentro stupite, incuriosite, perplesse, compiaciute. E quando a qualcuno si schiude un sorriso è bellissimo.
  • Federico Di Vita, che presenta il romanzo, dice che la nostra generazione ha problemi con quella precedente, perché ha avuto molto, noi non riusciamo ad avere altrettanto (sì, son d’accordo). C’è quindi un rimosso con cui adesso si sta tornando a fare i conti, e ritroviamo abbestia il tema del padre in molti romanzi recenti (ne scriverà presto un articolo). E io mi chiedo, allora, ma poi chissà se è proprio recente ‘sta cosa o se è sempre stata così, non c’era un riquadro sul Luperini che indagava la tematica paterna quando si è fatta la Coscienza di Zeno? Non è invero la queen di tutte le tematiche, un esondante GTR (Grande Tema Ricorrente), e quindi insomma va bene flasharsi ma anche no? Poi io sono basica e quindi la risposta sarà sicuramente no, ma vabbè. 
  • Federico Di Vita dice che I fratelli Michelangelo è un flusso, perché procede con grande rapidità – e io un po’ penso a Tegamini che dice che se vuoi leggere una roba scorrevole ti leggi il rubinetto dell’acqua (cuoroni), e un po’ penso al flow dei rapper che non va interrotto (Ninna nanna, ninna ninna oh / Uooh ooh / Questo flow a chi lo do?), e appunto, io sono basica, e rido da sola.
  • A un certo punto parlano di roba induista che no entiendo, e i criceti fan fatica.
  • Sponsorizzo tantissimo un Vanni-Pocket che ti legge i suoi libri sempre a disposizione, perché è tipo imprescindibile.
  • Da Sabatino si mangia bene – e si ride molto.

B.

 

Su Materia, Benevolenza cosmica ed esordi letterari

A  marzo ho letto due libri belli: sono due romanzi d’esordio molto diversi tra loro, ma che tratteggiano entrambi scenari futuribili e che hanno il grande pregio di far azionare parecchio il cervello del lettore: Materia • la fuga degli elementi di Jacopo La Forgia per effequ (due presentazioni, due strilli perfetti: “romanzo di racconti”, Laura Pugno. “Romanzo distopico-mitologico”, Francesco D’Isa) e Benevolenza cosmica di Fabio Bacà per Adelphi (un esordio letterario made in Adelphi è esso stesso un evento distopico-mitologico). Dicevo, mi son proprio garbati: Materia è una favola ecologica che evoca un futuro negativo parecchio vicino al nostro, ma siamo già al dopo, e in realtà è un’apocalisse rimandata penso io, in cui navighiamo in scenari che sono e non sono, e che ci lascia punte di amaro, punte di dolcezza onirica, e voglia di combattere anche se forse è troppo tardi (nulla via mi è garbato proprio abbestia). Benevolenza cosmica – definito “divertentissimo” in quarta di copertina – io volo al pensiero del concetto di divertente dei tipi di Adelphi, è effettivamente un romanzo intrigante e ironico, collocato in una Londra spostata un pelo in avanti rispetto a ora (quindi leggermente distopico), in cui succedono cose strane e ci si interroga sul destino e in generale sugli eventi della vita. In me ha suscitato pensieri e domande, ho sottolineato molto e disegnato cuori accanto a frasi e quindi ve lo consiglio.

Sulla scia di queste letture e quindi dei loro autori vi lascio dei cenni sugli esordi letterari, cose random che però oh, a me interessano un sacco.

  • Quando si parla di esordi ci sono delle basi che non si possono ignorare. Vanni Santoni sta facendo da anni proseliti sulla questione, quindi mi limito a riportare alcuni dei suoi mantra che ho ascoltato/letto in molteplici situazioni, non ultima l’incontro  “Gli esordi letterari”, in collaborazione con il Premio Calvino, a Firenze RiVista: bisogna conoscere il mondo dell’editoria (adorabile aneddoto di lui che manda il suo manoscritto a Iperborea); bisogna scrivere ammerda e far circolare le proprie cose sulle riviste; bisogna partecipare, e magari organizzare cose letterarie. Nello specifico il Calvino, di cui è stato in giuria lo scorso anno, è sicuramente uno dei concorsi che più si dà per cercare e sondare tra le giovini scritture.
  • Proseguendo l’argomento Santoni è impossibile non parlare della collana romanzi di Tunué da lui diretta da quando è nata nel ’14. “Qui si persegue un lavoro artigianale e incendiario, portando alla luce proprio quei romanzi in cui è racchiuso qualcosa di nuovo. Ciò che si cerca è l’ormai celebre sconfinamento, una modalità che era già presente, ma che da allora determina una direzione nella narrativa italiana di qualità. In altre parole, sono romanzi fighissimi, ve li dovete leggere tutti, io ancora non ne ho trovato uno che mi abbia delusa” (scusate mi autocito dall’articolo che ho scritto per GoodBook.it in occasione dell’imminente uscita del romanzo d’esordio dello Zandomeneghi, Il giorno della nutria). Vi ricordo che l’esordio di Funetta, Dalle rovine, per me resta una delle cose più pazzeschissime di contemporanea in circolazione.
  • Se nei primi anni Duemila (si legge quindici anni fa, ci si mettono le mani nei capelli) il ruolo primario di fucina di nuovi talenti era ricoperto da minimum fax – credo sia insindacabile l’importanza che ha ricoperto la casa editrice romana nella cernita e nel lancio di scrittori emergenti che adesso già rientrano nel canone della letteratura italiana (sì porca miseria, leggetevi i nomi di antologie come La qualità dell’aria Voi siete qui), adesso quel ruolo prima di ricerca deep down nei blog e nelle riviste e nei premi letterari e poi di aggregazione la sta facendo effequ, a partire da Selezione naturale • Storie di premi letterari, a cura di Gabriele Merlini, del 2013, che iniziava a raccogliere scrittori (già editi) della “scena” fiorentina, e poi con ODI • Quindici declinazioni di un sentimento nel 2017 (sempre a cura di Merlini, in cui c’è una postfazione del mai citato Santoni che spiega in maniera estesa tutto quello che sto cercando di riassumere io). Leggete chi c’è in Odi e tra un pochino se ne riparla.
  • Poi succedono pure cose assurde tipo quello che è successo a Marco Marrucci che ha mandato dal niente un manoscritto (di qualità altissima eh) e glielo hanno pubblicato. Ribadisco che, come canta ManuelAgnelliAmoreMio, Ci sono molti modi.
  • Sempre parlando di canzoni, Caparezza cantava che il secondo album è sempre il più difficile nella carriera di un artista: ebbene, non è così scontato che il secondo romanzo esca in tre balletti, tutt’altro: ne parlava per esempio, proprio da scrittrice esordiente che presentava il secondo romanzo di un’altra scrittrice, Marta Zura-Puntaroni (che ha esordito con minimum fax) con Maura Chiulli (che ha trovato in Hacca una seconda casa). Però forza bimbi, che io vi voglio leggere ancora!

Fine del pippone, ci vediamo lunedì con un post stupido, addio.

B.

Book Pride Milano – 2019 edition

Il Book Pride è giunto alla sua quinta edizione e corre veloce verso il podio di fiera che forse mette d’accordo quasi tutti gli attori del mondo libro (da chi i libri li fa a chi li legge). Chissà. Io di certo provo molto affetto nei suoi confronti, e se volete un mio agile recap su cosa sia questa manifestazione libresca potete leggere qui, se volete la cronaca della prima edizione la trovate qui, mentre, se non avete davvero nulla da fare, su quello del ’16 ne ho scritto per sempre, partendo da qui.

20190316_164011

Detto ciò, ecco a voi una serie di cose e considerazioni random sul week-end appena trascorso:

  • Location diesci: la Fabbrica del Vapore (che mi dicono di solito non brilli per qualità degli eventi ospitati) mi è sembrato un ottimo salto di qualità, anche se al Base ho voluto molto bene (ai Frigoriferi Milanesi invece solo solo alienazione). Bella storia i diversi ambienti, abbastanza bene le sale per gli eventi, molto bene l’aria che potevi respirare all’esterno – e poi io ho un debole per gli spazi industriali riconvertiti.
  • Location diesci/bis: cosa non secondaria, il trovarsi in uno dei miei quartieri prefe di Milano. Poter raggiungere in un attimo del cibo cinese untissimo (e condividerlo a sorpresa con un’amica che non mi aspettavo di vedere), fiancheggiare il Cimitero Monumentale e bersi un caffè da Otto è stato impagabile.
  • Ho conosciuto Laura Pezzino e mi sento un po’ un persona migliore: la presentazione insieme ad Alessandro Raveggi di Nero, il gatto di Parigi di Osvaldo Soriano, tradotto da Ilide Carmignani, prossima uscita LiberAria (che è di una bellezza che porta via), è stato un delicato e nostalgico sogno ad occhi aperti tra i tetti parigini e Buenos Aires. Bravi tutti.
  • Quella meraviglia di mia sorella non solo è una meraviglia, ma anche una lettrice ufficiale di mappe e una supereroina che salva le sciure milanesi con cappotto rosso che cadono in tram. Momenti di esaltazione massima.
  • Continuo a vedere Marco Rossari solo in eventi organizzati da Sur – a questo giro ha fatto un reading delle poesie di Lawrence Ferlinghetti (occhi a cuore) in occasione del suo centesimo compleanno (grande festa alla corte della City Lights Books).
  • Viva i giovani eh, ma le anziane allo stand Adelphi spostatevi tutti.
  • Sarò per sempre grata alla Zoe per la sciallanza hard-core che cerca di trasmettermi, per le uscite icastiche che prontamente mi segno #pernondimenticare, per gli aneddoti sulla vita milanese che fanno strabuzzare gli occhi a noi della Conca, per le lezioni di make-up e per i pattern del palazzo dove abita.
  • Consigliare i miei libri del cuore degli adorati effequ (grazie al vinello che ha camuffato il mio diventare rosso pomodoro) è stato tanto bello: fatemi parlare di libri che ho amato come se non ci fosse un domani e sarò una Bea felice.
  • Gli hipster milanesi mi sembra che godano sempre di ottima salute.
  • Spratarsi è sempre l’idea che te la svolta.
  • Seguire un panel sedute per terra dove donne fighe parlano di femminismo, pure.
  • Posso affermare con convinzione che il 60% degli incontri di questo Book Pride è stato presenziato da Violetta Bellocchio (stima e applausi).
  • La birra non era male.
  • O vai a sbattere nella gente che conosci, o incontrarsi con qualcuno senza accordi stringenti è impossibile (evviva per chi ho salutato, uffa chi no).
  • Ho comprato, senza rendermene conto, libri prevalentemente sudamericani: ciò vuol dire che ho un bisogno assoluto di evasione immaginifica (per l’evasione fisica ho preso libri che per ora rimangono top-secret, muahah!).

20190318_084521
Alla mia amica Fede e al mio portafoglio non piace questo elemento. 

B.