E invece da qualche parte sono andata. Un pezzettino però è rimasto: ed è a quello che mi sono aggrappata, giorno dopo giorno, anche quando volevo solo, davvero, andare via.
Ha fatto proprio schifo. Non è che le altre volte fosse stato magico, ma questa ecco, ha avuto dei connotati orrendi. Ma sta passando. Finalmente. Non so come spiegarlo, anzi credo proprio di non averne nessuna voglia. Ho soltanto voglia di esserci, di nuovo. Di dire hey, che buffo, ce la si può fare sempre, ad andare avanti. Mi sento come la carne dei polli ruspanti di Mario (quelli che sono rimasti, che gli altri sono stati rubati – ho collezionato aneddoti tipo per sempre): attaccata alle ossa, mica come quella dei polli da allevamento, che si stacca in un attimo. Questa la devi proprio addentare con forza e dovizia, è un pasto che richiede concentrazione massima e un po’ di esperienza. Mi sento così, attaccata alle cose, nonostante tutto: abbarbicata all’esistenza, pure quando mi disgusta. E sto provando a capire cosa succede, anche quando non ne ho voglia, anche quando la testa non collabora, anche quando tutto sembra inutile e insensato.
Vabbè, facciamo basta. Dentro di me ora c’è il silenzio che non trovavo più da un anno a questa parte, e vi assicuro che è una conquista tipo rugbista che arriva alla meta proprio all’ultimo secondo (una massima esperta di rugby, io). È il 15 luglio 2020 e non va tutto bene. Ma so che giorno è, che temperatura percepisco, e Mimì dorme nella cesta accanto a me.

Adesso arriva una notizia brutta: #notmygatto non è più con noi. Lea, il cane da guardia di Mario, ha cenato con Leo, un’infausta notte di inizio giugno. Non riesco ad aggiungere altro, perché mi tremano le mani. Tuttavia, quellameravigliadimiasorella ha intercesso per me, e in un altro giorno parecchio brutto una Gemma mi ha portato una minuscola gattina bianca, con macchie grigio #notmygatto. E così adesso ho una micina dal nome lezioso e di una bellezza che boh, e l’universo si è veramente rovesciato.
Per il momento non mi viene nient’altro di brillante da aggiungere, se non un’informazione bella che come al solito mi imbarazzava tantissimo (non è facile essere me, d’altra parte, ricordate?): da marzo collaboro con la rivista fiorentina Lungarno (per motivi ben noti il numero di marzo è stato pure l’ultimo ad essere stampato e distribuito in città, ma questi sono dettagli). La mia rubrica si chiama Libri e Libellule, e scrivo di libri e dintorni. Se vi va, la rivista si può sfogliare on-line. Scrivere anche solo una volta al mese ha dato un contributo primario al mio restare nel mondo, e quindi ecco, questa cosa mi fa felice.
Come il pensiero di poterci rileggere presto, se vi va. Piccoli impegni, piccoli passi, poca furia, parecchia pazienza. E tanti, ma proprio tanti tantissimi abbracci.
B.