Lunedì, dicembre, piove, sto. Bene.

Il 2019 sta per finire e io ho appena buttato gli scontrini di aprile. La inizio toccandola piano. Questa vitah è buffa, ti sembra sempre di esser lì che ce la stai per fare, ti manca un attimo, stai per acciuffare il lurido cencio del calcinculo, sei a un soffio, e invece no: via che la giostra riparte più veloce, e te rimani fregato (sarei molto curiosa di fare uno studio approfondito sul numero delle volte in cui è stata usata questa metafora, tante suppongo, ma ora pure sticazzi).

Stavo per scrivere che è novembre e il vento sta cambiando, e invece no, è dicembre. Ed è pure lunedì. Ed è iniziato con classic combo, diluvio universale e bestemmie. Poteva andare TAT©, e invece è andata bene, è andata ecco, sono stata molto felice, poi mi sono riconcentrata sulle cose da fare, e adesso non vedo l’ora di essere a Happy Home. A proposito: #notmygatto ha latitato per una settimana intera e ne ho sofferto parecchio, ma ier sera me lo sono trovata in casa senza che me ne accorgessi, deve aver fatto proprio un balzo felino!

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Altre cose che mi preme molto dirvi:

  • Sono diventata ufficialmente, di nuovo, una di quelle persone che paga l’abbonamento annuale in palestra, ha sempre la borsa pronta, e poi non ci va per due settimane di fila. Può succedere, il mio problema è che ogni volta che torno mi sembra di essere stata via per epoche, vorrei salutare tutti, chiedere a ciascuna delle persone che la frequenta come sta, poi mi ricordo che non parlo con nessuno e che le conosco solo nella mia testa.
  • Sono tornata al cinema: era da quando ho visto tipo in anteprima mondiale Once Upon A Time in Hollywood a Novi Sad che non mettevo piede in una sala cinematografica, e insomma passi da gigante. Ho visto questo film, mi è piaciuto molto, io in quanto Bea ve lo consiglio assai.
  • Sono stata al Wom Wonderful Market, ed è stata una boccata di meraviglia: ed è bellissimo vedere che tutto è sempre lì al suo posto, anche quando avevo paura di essermelo persa. E io all’Officina Giovani cambio sempre faccia. Portarmi lì, ieri, è stata un’ottima idea. Ne ho blaterato su @tortadilatte, se vi interessa.
  • Sto riprendendo a leggere, non quanto vorrei, but still. Vorrei un po’ più silenzio intorno a me, sento tanto rumore, e allora non riesco a concentrarmi.
  • Mercoledì vado a Roma, c’è Più Libri Più Liberi, e sono tanto felice, anche se ho un po’ di ansiella, perché insomma non ci vado dal ’14, e ci saranno tantissime persone che voglio salutare, ma credo che la mia strategia sarà mettermi in un punto chiave della Nuvola e ostacolare il passaggio, così magari mi venite a sbattere addosso e ci salutiamo, io vi abbraccio e poi voi andate a fare felici le vostre cose. Che non ho tanta voglia di stare troppo al chiuso. Mi serve ossigeno, mi serve luce, mi serve muovere le articolazioni, che c’è umido e sennò faccio ruggine.
  • Oggi mi sono fatta un tatuaggio, anzi due. Sono due tatuaggi felici, li aspettavo da tanto, non ho sentito male (VE LO GARANTISCO SE CE L’HO FATTA IO POTETE FARCELA TUTTIIIIIIIIIII!), ho avuto un po’ di paura ma mi sono sparata in cuffia la musica trap, e me la sono rigovernata.
  • Ci sono vibrazioni positive nella Conca, e io mi sento un’antenna parabolica in disuso, devo tornare a ricordarmi come funzionano le onde buone.
  • Avevo un po’ di progetti, alcuni si sono auto-eliminati, altri sono in decantazione, altri ancora stanno prendendo forme diverse da quelle che immaginavo. Estarémo a vederecome dice Aracelio.
  • Invece la mia amica Francesca oggi ha dato via al suo, di progetto!: sono mesi che se ne parla, e allora adesso seguitela, amatela, diffondetela, supportatela, bookatela! Io ci credo abbestia, è una cosa importante.

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Mi dico di avere pazienza, che adesso tanto è dicembre, il mondo fuori è in corsa, frenesia portami via, ma io me la prendo con calma, che tanto, come al solito, non vado da nessuna parte.

B.

 

Blossom-stalking e nuove prospettive

Oggi vi voglio raccontare di quando ieri mattina, visto che non avevo un cazzo da fare e dovevo prendere a schiaffi quell’urgenza di abbandonarmi a una morte lenta e dolorosa che si stava sempre più radicando in me, mi sono vestita abbastanza bene, mi sono truccata anche un pochino – ormai la me trentenne (sappiate che la me trentenne finirà al compimento dei 40, ho deciso che avrò trent’anni per un decennio raga) pretende che io vada in giro in modo da non sembrare una eterna scappata di casa (almeno almeno un po’) e ho fatto finta di avere avuto il divieto di usare la macchina, approfittando quindi della “domenica a piedi” per compiere il percorso che tutti i giorni mi porta dall’Eremo dove sono abbarbicata all’ufficio dove lavoro, che si trova a 8,4 km di distanza. Ah, i miei progetti assurdi! 

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Questo è l’Eremo che domina la Conca

Tutto questo aveva in realtà un obiettivo ben preciso: evitare di rischiare la morte per tamponamento o l’arresto della polizia stradale a causa delle mie improvvise inchiodate in mezzo alla carreggiata per fotografare gli alberi in fiore. La strada che scende la collina, si immette nella Conca e mi porta fino al lavoro, infatti, è disseminata da file di alberi in piena fioritura, un tripudio di petalini e boccioli e carnose magnolie che hanno iniziato a manifestarsi proprio a inizio marzo (lo so perché è in atto uno stalking pesante), e per tutta la settimana ho controllato l’andamento della fioritura con invio di diapositive e segnalazioni puntuali alla mia amica, in modo da tenerne traccia certa – entusiasta del fatto che il tutto fosse ancora al suo posto per l’assenza di vento e pioggia. Sì, lo sapete, è difficile essere me.

E così mi son detta Bea, è il momento, perché poi sta per piovere, fingiti viandante nonché reporter e godi della prospettiva diversa che i piedi ti possono offrire. E di quanto bello sia vedere il mondo in maniera lenta, scoprire angoli nuovi di una strada che fai tutti i giorni, di quanti “possibili scenari” si nascondano e poi siano pronti a manifestarsi in tutta la loro bellezza – o bruttezza. Complice una giornata grigia (e pure fredda), che è quello che io di solito mi aspetto dalla primavera – ma che quest’anno, per la prima volta, non mi turba, ho immortalato scorci di uno squallore che forse manco Sarajevo resi belli dai rami di ciliegio, il cielo bianco-sudicio frapposto all’esplosione rosa della magnolia – la cui visione non smetterà mai di provocarmi orgasmi multipli, ho sbirciato nei giardini degli altri, ho goduto perché la vita in collina mi provoca una sensazione di pace interiore che non mi sarei mai aspettata, ho fatto considerazioni tenero-apocalittiche sulla Conca  e su me stessa e dopo due ore e mezza di cammino e stop&go fotografici sono approdata in libreria, giusto in tempo per proteggermi dalla temuta pioggerellina (poi mi sono fatta venire a recuperare dai miei combinandoci un pranzo fuori – evvai con lo scrocco di pasti!).

Quindi ecco, vi lascio con del materiale fotografico che non ha subito nessun tipo di post produzione e con un invito in pieno stile Motivational Monday, quello ogni tanto di provare a guardare le cose da un altro punto di osservazione e con una nuova meraviglia – lo so che ve lo dicono tutti, però siccome siamo duri come le pigne verdi (come si dice in da Conca) ce lo scordiamo sempre, e invece talvolta è proprio la cosa che la svolterebbe drasticamente – e io adesso ho proprio bisogno di questa svolta.

B.