Pisa Book Festival 2019

Ieri avevo paura, allora ho fatto un salto al Pisa Book Festival, che mi dà tanta sicurezza perché è il festival letterario più uguale a se stesso della storia dei festival letterari (su The Buzzing Page, nel remoto ’14, ci avevo dedicato 10 post (risate di sottofondo). Li trovate nella sezione The Buzzing Fair, tendenzialmente è tutto proprio identico, solo nel frattempo sono usciti una valanga di libri belli che probabilmente non ho letto).

E allora ho spinto veloce, mi sono finta Stefano Accorsi che fa le garette e ho girato come una trottolina – amorosa, dududadada.

L’obiettivo di passare inosservata temo se ne sia andato beatamente TAT ❤

Se non ci siamo visti ci si becca alla prossima!

Vi ricordo che oggi potete andare e amare tutti pure voi. Come? SBORSANDO SOLDI!

ATTENZIONE: L’ingresso costa 6 euro e non hanno dispositivi elettronici di pagamento, mentre gli editori sì!
Il bancomat al palazzo dei congressi è in culonia e non funge. Volete pagare cash? PORTATELO! Volete pagare con le carte? LO POTETE FARE IN SERENITÀ E FIDUCIA.

Dentro è caldo, vestitevi a cipolla. Il guardaroba costa 1 euro. Fuori è freddo, a Pisa è umido, i corridoi sono stretti e scivolosi, favorite le ore diurne e in chiusura se volete calma. È bel tempo, la zona delle Piagge è stupenda, poi potete fare anche una passeggiata.

I ragazzi che fanno accoglienza e assistenza nelle sale e tutto il resto sono molto gentili, chiedete TUTTO a loro perché non si capisce nulla e i corridoi sono labirintici.

Nota bene, c’è il piano di sopra, non lasciatevelo sfuggire!

OGGI CI SONO INCONTRI BELLI, googlate il programma.

Ciao buona domenica!

B.

Put your hands up

Adesso superiamo il momento Drama Queen e giochiamo la carta del:

Risultati immagini per do you want applause alessandra mussolini

Scusate, ma bisogna che faccia partire l’auto applauso per Cose con la B, perché nonostante la vergogna regni sempre sovrana, è pur sempre la mia creatura, e mannaggia se sono vostra madre FIGURATEVI SE NON SONO LA MADRE ORGOGLIOSA DEL MIO BLOG!

(Comunque la reference è questa) (ma anche questa) (e pure questa)

  • Grazie a Cose con la B ho scoperto e mi sono ricordata molte cose su me stessa. Ho sofferto di depressione maggiore, e la mia unica vera priorità della vita è che questo non accada più. Ho accettato, invece, che ci sono delle cose di me di cui non devo avere timore: non di quelli belle, tanto meno di quelle brutte. E allora riderci o piangerci su, a seconda della situa, e via andare.
  • Grazie a Cose con la B ho imparato a sistematizzare i miei pensieri: non a scavare più a fondo, ma a spogliarli del superfluo, perché mi voglio far capire e perché ho realizzato che se il mio desiderio più grande era comunicare e condividere le cose belle mi ci dovevo impegnare un po’ di più. E quindi sì, sto applicando alla mia scrittura quello che ho imparato dai libri che leggo e di cui seguo le presentazioni e dai corsi che ho frequentato: ho capito che non voglio scrivere narrativa, perché voglio raccontare le cose senza aspettare il momento giusto, perché lo so io qual è. Però mi piacciono le cose fatte bene, e allora l’editing è tipo una terapia, e boh, che figata.
  • Grazie a Cose con la B ho realizzato poi, effettivamente, il mio più grande sogno, che era comunicare attraverso i social il mio festival letterario preferito. Me la sono fatta sotto molteplici volte, ma insomma ce l’abbiamo fatta.
  • In realtà alla comunicazione di un evento letterario mi ci avevano già messa nel ’15, ma l’ansia mi aveva divorata e mi sono autosabotata in una maniera così profonda che ne le ferite si stanno chiudendo ora. Ma quello è stato un momento decisivo, e lo rivendico con gioia.
  • Durante i giorni del festival ho coordinato una schiera di prodi cavalieri erranti. A questo ci era già arrivato, però, Martino Baldi, il bibliotecario di una delle mie biblioteche preferite che curiosamente si trova nella mia città natale, perché d’altra parte lui si è inventato il festival dello spoiler, e mi aveva proposto di fare Il Ronzio del Festival quando ancora avevo solo voglia di stare in un angolo muta buona ferma. E in realtà a Cose con la B ci sono arrivata grazie a chi fa i libri che non c’erano: mi hanno presa per i capelli, tirato du’ schiaffi e riposizionata in tre due uno dove amo stare, ovvero in mezzo ai libri, anche quando mi faceva una paura fottuta. E in realtà in mezzo ai libri ci sono sempre stata, quindi di cosa stiamo parlando.
  • Grazie a Cose Con la B (e alla mia guida spirituale privata) mi sono ricordata che a lavorare nell’editoria autoprodotta e nella coordinazione di schiere di volenterosi cavalieri erranti mi ci ero già messa da sola nel lontano 2007, quando dopo un’estenuante gavetta durata 4 anni conquistai lo scettro di caporedattrice magna del Caffè, il giornalino scolastico della Conca. Quindi che cazzo di problemi ho nella vita? CHE SONO UNA FAVA LESSA!

In sintesi: mi garbano un monte di cose, faccio un monte di cose, le rivendico TUTTE con orgoglio. E Cose con la B dà voce a tutto, senza distinzione. Perché è successo questo: ci ho provato tante volte ad andare via, ma poi mi sono sempre riaffacciata, e qualcuno ha accelerato i tempi per me: grazie a Cose con la B ho imparato a riacciuffarmi da sola. E quindi la grande lezione è, come sempre: se ce l’ho fatta io, voi andate proprio lisci come l’olio toscano che garba tanto alla mia amica Z.

Ciao, vi amo.

B.

Ps. dedico questo post a tutte le persone che si sono accollate il mio disagio in questi mesi con un amore inusitato. Scusate ma sono una bimba degli anni ’90 e siccome questo è un diario IO FACCIO LE DEDICHE OK? In particolare, questo post è per un’altra B.

Bollettino sulle voci inside my head #16

Giochiamo al mio gioco preferito? Sì, il let’s pretendDivertiti anche tu a fare finta che sia Motivational Monday, che Firenze RiVista sia appena finito (again and again and again) e soprattutto che sia “ottobre col suo cappotto nero e piove”. Facciamo finta poi che l’elenco puntato non sia un subdolo espediente che mi consente di inondarvi di informazioni vitali con molta nonchalance, ma un precisa scelta di storytelling.

  • Non ho ancora fatto il punto di fine anno. Capite che per la mia sanità mentale questa cosa è GRAVISSIMA? Non ho messo via la scatola dell’anno scolastico 2018/2019, perché in realtà non è ancora finito. E quindi io vi chiedo, posso spostare il mio calendario avanti di due mesi? Posso fare che l’inizio dell’anno 2019/2020 sia novembre? Sono molto, molto turbata.
  • Lo sconvolgimento climatico mi sta devastando. Vorrei solo poter mandare un messaggino a Greta e dirle amica, aiutami tu. Consolami. Dimmi che va tutto bene. Perché io non ce la fo.
  • Il momento storico mi impone di dover ostentare adulthood come se non ci fosse un domani: adesso il mondo pensa che io sia in grado di gestire situazioni d’emergenza, alte cariche dello Stato (…), discorsi in pubblico, eventi sociali, informazioni vitali, quando vorrei soltanto scappare in un angolo e mettermi a piangere – che poi in realtà è quello che faccio davvero, MA QUESTI SONO DETTAGLI TRASCURABILI, OK?
  • Il super poter di auto mandarsi affanculo è una delle skills migliori di sempre.
  • Pensavo che sarebbe stato l’anno della B, e invece è stato quello della C: Consapevolezza, Cambiamento, Contatto, Culo. E adesso, appena finisco la stagione del dolore, torneranno le valanghe di Cazzi miei.
  • Voi lo sapete che il mio unico desiderio in questo momento è andare in letargo, nevvero? Che appena finisco gli impegni pubblici io mi chiudo in casa a leggere e scrivere e non ne esco fino al disgelo (che a ‘sto punto mi aspetto giunga a giugno)?
  • Sto abbandonando Facebook perché inside of me ho 16 anni, e i sedicenni di oggi Facebook non sanno manco cosa sia.
  • Ma sono anche un’anziana incallita e più che altro mi pesa il pollice opponibile: alle cose ci arrivo sempre un po’ dopo, ma quando ci arrivo la meraviglia che mi creano proprio scansateve (dalla luce af) (magari se lo leggessi, eh B.?)
  • La verità è che non leggo un libro intero da luglio. Mi sento vicinissima a Elena, che sta raccontando questo disagio nelle sue stories. #andràmeglio, come insegna la Regina della Papuasia, but still quando non leggo a me manca il respiro.
  • Mi sono resa conto che ho fatto ottanta traslochi in tre mesi. Forse ho solo bisogno di stare un attimo fermina. Che viaggiare mi garba abbestia, il nomadismo spinto anche, ma never forget che sono pure una bestiola stanziale che ha trovato il suo meraviglioso centro a Happy Home, ed è lì che voglio stare.
  • A proposito di Happy Home, anche se ora è un po’ nel disagio, rimane pur sempre uno dei place to be della vita e quindi mi aspetto di essere INVASA. Perché mi sono rotta di stare da sola, e finché #notmygatto non si trasforma in un principe in carne ed ossa mi dovete venire a fare compagnia – non sempre, con calma, but still. Che io da voi ci vengo sempre, mo’ alzate un po’ quel culo e giungete sull’Eremo, oh! Che vi faccio le torte! I biscotti! I risotti! Accarezziamo i gatti! Guardiamo la Conca dall’alto con arroganza! STIAMO ZITTI!!!

Ciao a presto tante care cose

B.

Basta esagerare, B.!

Avete presente quando vi dico che #sentolevoci? Ecco: mi sono svegliata per l’ennesima volta a notte fonda perché non mi si staccava il cervello (e coi morsi della fame). Allarme rosso, emergencia, pericolo pazzia! E non come quando sono paxxerella, o addirittura paxxissimase sono stanca, o sotto stress, divento proprio matta da legare. Ma siccome in realtà quelle matte da legare erano solo delle visionarie, e magari se non le avessero legate o bruciate il mondo sarebbe stato migliore (appunti, è uscito Morgana, lo voglio!), allora io adesso ve lo racconto, così poi sto meglio (sì esatto l’ho appena toccata pianissimo, it’s ok?)

D’ora in poi, ogni tanto, giocheremo tutti insieme a “monitora anche tu la qualità delle voci della B.!“, perché guardate, me lo dico proprio da sola: vi servo sana. Ho avuto l’illuminazione bimbi, contrariamente alle mie dichiarazioni, e allora mi è presa la scimmia delle mire espansionistiche, e ciao, addio, è la fine: in tre giorni sono già arrivata nel 2024. Invece ieri era solo il 122° compleanno di Faulkner, cosa che mi sembra del tutto coerente con la situa, d’altra parte.

faulkner_bookpride
Con questa diapositiva di  ©BookPride vi ricordo che dal 18 al 20 ottobre c’è BookPride a Genova #serviziopubblico

Lo sapevo che questo settembre sarebbe stato allucinante, ma mai così tanto. Il problema, in pratica, è che da maggio il disagio si è messo proprio a fare le garette: una grande partita a ping pong tra ecco una gioia! e ridammela che non è tua, tra cose belle bellissime e container di merda, tra la consapevolezza che #daibeachecelafai e autosabotaggi incredibili, tra pulsioni vitali preponderanti e desiderio fortissimo di lasciarmi morire di inedia. E siccome lui gareggia (il disagio), io ho imparato a combatterlo perlomeno ad armi pari. Però ecco, la portata di queste ultime competizioni è stata tra le più enormi della vita: ce l’ho messa tutta per non soccombere, e ok, ho vinto, ma ora sono stanca. E siccome il rischio anxiety girl è sempre più vicino, voglio fare una dichiarazione semplice: col cazzo bimbi che ci ricasco.

Un saggio giovanotto, in una notte fiorentina, mi ha detto:

Lo stai facendo bene, ma anche con meno ansia

(Poi in realtà altre cose bellissime, ma io ero sbronza e non me le ricordo). E visto che la sua dolce metà è stata una delle principali safe person di questi ultimi mesi nonostante i propri, di disagi, bisogna proprio che dia loro retta: staharma, BeinaQuindi ieri ho finalmente fatto La check-list del Disagio e non ne sono per niente contenta: grazie al cielo ho imparato a fermarmi.

  • A capire che it’s ok not to be ok (ma arrivaci, a capirlo per tempo!)
  • A dire ok, scusate, my mistake!, e cambiare rotta (per me che sono maniacale nell’organizzazione è una fatica indicibile)
  • A chiedere di aspettarmi (poi non andate via non andate via state con me vero vi prego state con me)
  • A chiedere un abbraccio (che figura di merda)
  • Ad accettare di essere fallibile (uffaaaaaaaaa io ho tanta voglia di fare bene come i calciatori!)
  • Ad accettare di essere fragile (che palle ohhhhhh io vorrei essere solo brillantini e giacche di pelle!)
  • A dire NO (ma io voglio fare tante cose!)

Ecco, can you feel il bisogno che ho di riposarmi? Perché poi via, abbiamo appurato che quando sto bene ce la fo. Però adesso, dopo Balcaniattacchidpanicononnaquattrofuneralianzicinquecomunicazionediuneventoletterariodaspingereabbestiaperchéloamiabbestiaoperazioniconpostoperatoripeggiodelloperazionestessagentichenonsannoviveremeravigliaincontripassionecaricafelicitàsoddisfazioniprogettinichisciottismospinto mi scoppia il cuore, mi scoppia il cervello. Quindi adesso fate finta che io sia il mio telefono: sono in ricarica. Non vedo proprio perché lui possa farlo e io no, oh! Sto cercando di essere ancora più concreta, ma per esserlo devo ripartire da dove avevo cominciato, perché per stare bene devo fare le cosine con calma. Quindi sì, voi aspettatemi, che io arrivo.

B.

Ps:

  • Un libro: Knut Hamsun, Fame, Adelphi
  • Una canzone: Verdena, Identikit, da Endkadenz Vol. 2
  • Un film: La pazza gioia di Paolo Virzì, 2016

Per essere felici (questo settembre) ci vuole coraggio

Oggi qui in Toscana ricomincia la scuola, e allora mi sembra un ottimo pretesto per un Motivational Monday – anche perché, bimbi miei, ce n’è di molto bisogno: Lunedì è il giorno delle streghe e lo sarà sempre, ma qui la paura si guarda in faccia e ci si ride su.

Sono giorni strani, sono giorni complessi, sono giorni faticosi. Della serie che a volte vorrei solo stare sotto le coperte a piangere per la nonna, e un secondo dopo mi si apre un sorriso enorme e mi sale il momento Forrest Gump in cui vorrei solo camminare fino a quando non sono un po’ stanchina.

Sento settembre, settembre sono io, è il mio mese, da sempre, proprio perché era il mese in cui ricominciava la scuola, e a me andare a scuola piaceva tantissimo, anche quando non mi piaceva per niente. La scuola è sempre stato l’emblema di molte delle cose che sono, un misto di nerdaggine, curiosità, voglia di conoscere, e ansia da prestazione, terrore di deludere le aspettative altrui, disagio sociale, isolamento, ma insieme voglia di condivisione, passione, allegria. Non lo so, non lo so, vorrei avere tempo di pensarci ancora tanto, a queste cose, ma mi sto ritagliando giusto cinque minuti per fermarle, che mi devo rimettere subito al lavoro, perché per la prima volta da quando mi sono laureata alla magistrale è arrivato settembre e io ho qualcosa di concreto e bello da fare, non mi devo inventare niente, era già tutto pronto, ed è qualcosa che mi piace tantissimo, e mi sembra una conquista così enorme che no, non riesco a smettere di sorridere, perché avere da fare è bello, avere un obiettivo, credere in qualcosa di superiore, anche se non ho tempo per fare i lavoretti in casa, o per stare sdraiata sul pavimento ad ascoltare sempre le stesse canzoni, per sistemare tutte le cosine che ho accumulato durante il viaggio, per scrivere, di questo viaggio, per mettere a posto i vestiti, per smaltire la pila di libri che ho accumulato negli ultimi mesi (perché finalmente ho accettato il fatto che io in estate non leggo, fine), per fare liste di cosa c’è dopo.

Ma intanto ho rimesso le fodere al divano e da lì tutto in discesa, ho finito di postare le foto su instagram e vi dico, gioia tripudio e gaudio, trascorro notti meravigliose con #Notmygatto – che rende molto difficile la vita del mio futuro fidanzato, continuando ad alzare l’asticella del benessere che mi infonde, ho chiuso il disagio in camera da letto e posso fingere che Happy Home sia perfetta, ho trascorso una notte nel giardino di una biblioteca di provincia ascoltando racconti seduta su teli da mare di alto livello, ho visto l’ennesimo catartico, esplosivo concerto della Rappresentante di Lista, che poi è degenerato in un dj-set con cd della peggio musica fine Novanta anni Zero, che se mi avessero detto che un giorno sarei stata felicissima di ascoltare, ma proprio contenta matta, piuttosto mi sarei tirata giù dal Monte Serra, ho presieduto la Festa di Croci perché quando c’è la sagra, si sta alla sagra.

Dormo poco, ma bene. E siccome non vogliamo farci male, ce la sto mettendo tutta per abbrutirmi, sì, ma fino a un certo punto – perché tanto lo so, io se non mi abbrutisco non do il meglio, ma se mi abbrutisco troppo mi butto di sotto (sempre per la felice serie It’s not easy to be B.). Credo che l’unico problema reale sia che continuo da due mesi ad ascoltare Visiera a becco di Sfera ebbasta tipo in un loop infinito, vi prego aiutatemi, non riesco a smettere. Ah sì, non sono ancora riuscita a finire Orange is the new Black, dannazione. Ma anche se continua a fare caldo ho ricominciato a mangiare di gusto e, appunti per me stessa: scriverne in maniera approfondita. Ho voglia di fare dolci, di rimettere a posto casa, di rinnovare le cosine, di mettere via, fare spazio, perché è settembre, e quando a settembre non ho provato queste sensazioni poi è stata merda, la merda vera, di nuovo. Me lo sono ricordata ieri, anzi me lo ha ricordato Facebook riproponendomi un video che avevo realizzato per GoodBook.it in quanto The Buzzing Page. È stato stranissimo rivedermi. Non facile. Ma importante.

E allora adesso che ho quasi sconfitto la tisi (sono stata giorni sotto cortisone, quando siete malati fateci caso), una delle settimane più lunghe della mia vita è stata archiviata (un tutto a troie continuo), ho scoperto che l’okra mi piace da matti, che mi arrivano notizie di merda da ogni fronte, ma io continuo ad aver voglia di riappropriazione, voglia di stare fuori, voglia di camminare, di scoprire, ma pure voglia di stare dentro, di leggere, di colorare, di guardare compiaciuta i miei libri. Adesso che è un giro di schiaffi – e che la vita continua appunto a prendermi a ciaffate, è sempre più chiaro che non c’è altro da fare, senza bestemmiare zitto e non fiatare, perché non provavo questa sensazione di appartenenza e adesione a me stessa da anni, con in più il sollievo dell’essere finalmente consapevole dei miei limiti e non voler fare la super eroina a tutti i costi – che è faticoso eh, a combattere contro se stessi si dura una fatica che signoramia, ma mi metto le cuffie, ne ho comprate di nuove ed enormi, e via andare, basta autosabotarsi, guardare il cielo e sentirsi meglio, mi sono anche rimessa in pari con quello che è successo ad agosto grazie a PropagandaLive, che cosa voglio di più. Non penso, trattengo il respiro, studio l’apnea, penso alle cose belle, perché pensare a quelle brutte no bimbi, non ce la posso più fare.

E allora viva il Back to school, viva quell’ansiella da compiti da finire, viva la gioia di ricominciare, voler dormire ancora cinque minuti, preparare lo zaino, sentire l’emozione di un nuovo quaderno, credere che tutto potrà cambiare. Io ci credo davvero, mi sono resa conto di questo, e non ne provo vergogna.

Chissà cosa quante cose saranno cambiate quando arriverò a questa pagina del diario.

Lo scrivo ancora Maggica, puoi continuare a prendermi in giro <3.

B.

Buon compleanno Blog!

Boh, avevo pensato al momento della stesura di questo post come una di quelle situa catartiche e piene di vibrazioni ed energie positive, tipo me immersa nella luce del mattino di Happy Home con musica emotivamente azzeccata, vestita di lino bianco, con una tazza di tisana alle erbe e il profumo di una torta nel forno, per prendere tutte le sensazioni che volevo comunicare per l’agognato, sudato, impensato traguardo del raggiungimento di un anno di Cose con la B, e invece no.

  • Sono ancora sotto l’odiata luce al neon dell’ufficio
  • Ho finito di lavorare da cinque minuti (finito, ora, mi sembra uno statement così aggressivo)
  • Sono sommersa da arretrati della qualsiasi perché non solo mi sono eclissata per tre settimane, ma anche ho avuto tipo il rientro più difficile della vita, giacché la mia nonna, The Only and The Real Queen ha deciso bene di rimanere in vacanza per sempre.
  • Mi sono persa cose da nulla come il matrimonio di una delle Mie Persone
  • Ho fatto la Funeral Planner (Taffo mi aspetta, già lo so)
  • Ho avuto una proposta di lavoro come lettrice ufficiale del Vangelo (giuro)
  • Ho rischiato di farmi saltare la vena per l’overdose di famiglia
  • Ho vanificato i miei sforzi di lasciare casina in condizioni perfette gettando letteralmente roba ovunque (ho quattro zaini sparsi in giro, fermatemi)
  • Il tema del mese sembra essere #allegria che proprio Mike ha solo da imparare
  • Ricevo notizie esilaranti ma anche sconvolgenti e allo stesso tempo non so minimamente cosa stia succedendo intorno a me (crisi di governo who?)
  • Non leggo un libro da luglio
  • Ho dei peli che Tarzan potrebbe usare come liane,
  • Continuo a non capire che cazzo di taglia c’ho e oggi ho dei pantaloncini che un mese fa erano fantastici e oggi bimbi sembro Fantozzi (ma la mia sis mi ha spiegato la vita su ciò grazie Barbi)
  • Continuo a tossire come una tisica senza motivo
  • Mi sono resa conto di aver già perso tutta l’abbrozzantura balcanica.
  • Vorrei solo essere in Albania

Però. Però mi prenderete per pazza, e beh, grazie mille, è ciò che sono!, ma sono felice.

  • Sono circondata, subissata, infarcita d’amore.
  • Ho ritrovato le energie che a luglio se ne vanno sempre, ma solo per un attimo.
  • Ho una voglia matta di riprendere in mano le cose, che ci sono tutte, sono tutte al loro posto.

Quindi sì, non è andato come immaginavo questo compleanno, volevo fare discorsi molto più sensati e carini, ma hey, va bene così. Ci sono: è questo quello che conta. Mi tengo stretta, non vado da nessuna parte. E questa è la mia casa. Oggi compie un anno, e io le voglio augurare solo di continuare a non avere paura, anche se ha una paura fottuta.

E, dannation, voglio dire grazie. Grazie a voi che mi leggete. Un grazie che vi arrivi dritto in ogni microparticella dei vostri corpi. Buon compleanno Cose con la B, buon anno a voi. Dai che la sfanghiamo pure a questo giro!

B.

Ps. Vi invito a iniziare a ridere, che vi devo raccontare cose sul mio viaggio che allacciatevi le cinture, perché si vola.

La presentazione di fine anno

Ieri c’è stata la presentazione del romanzo dell’EstateL’iguana era a pezzi di Giulio Pedani alla Piccola Farmacia Letteraria di Firenze, e per me è stata come la cena di fine anno scolastico. Quel momento in cui ci si vede, ci si saluta, si mette un punto alle cose, si chiudono i cerchi, ci si dice ci si vede a settembre e si può iniziare l’Estate. Sì, quel momento che quando il mondo era bello era in early June, mentre invece qui siamo in late July e siamo pieni pieni pieni ok? Sono arrivata a Firenze un po’ tesa, ma poi ho visto le genti belle, mi sono rasserenata, mi sono sentita a casa in quella minuscola libreria, mi sono accomodata sullo sgabellino Ikea accavallando le gambe come se dovessi giocare a signore e ho fatto la cosa che più mi piace fare, sentir ragionare di libri annuendo e sorridendo spasmodicamente.

Borsine Piccola

Segue cronachina veramente agile a vostro uso e consumo, cuori.

  • Luca Starita, che presentava l’incontro, ha esordito chiamando in causa, nell’ordine: Marco Balzano con Resto qui,  Paolo Cognetti con Otto montagne e Andrea Pomella con Anni luce, rispettivamente per la politica, il paesaggio e la musica che scandiscono la storia.
  • Io mi meraviglio sempre di come un romanzo possa far innescare i collegamenti più diversi e disparati: è una cosa che mi rende felice.
  • 25 luglio 2019 rimarrà nella storia come “giornata infame” in cui comunque un manipolo di irriducibili si è recato alla presentazione di un libro.
  • Effettivamente Giulio Pedani nel 2016 ha percorso la Via Francigena, e da lì è nato lo scheletro del libro. Poi ha fatto quello che sogno di fare anch’io da una vita fallendo miseramente, ovvero deviare dall’esperienza personale che rende la scrittura solo un diario poco interessante e costruire invece delle storie. Yasss.
  • È stato confermato ciò che avevo sperato, ovvero che Saltatempo di Benni fosse uno dei romanzi che aveva influenzato L’iguana. Non ci voleva molto a capirlo eh, ma insomma volevo sentirlo dire ad alta voce e così è stato ed è stato bellissimo perché poi insieme a StefanoAmoreMio sono seguiti Luciano Bianciardi, e Gianni Celati, ed Enrico Brizzi, e che gli vuoi dire?
  • Ma ci sono state pure influenze indirette e scoperte a posteriori, come quella di Joe Lansdale, da cui risultano “affinità clamorose, ma non fatte apposta eh!”.
  • Durante tutta la presentazione continuavano a venir fuori robe che mi facevano sospirare e insieme volare, tipo lo stretto legame tra lo scrivere e il camminare, perché sei continuamente distratto dalle cose incredibili che ti stanno intorno, e poi vuoi che rimangano, e allora avrei voluto alzarmi e gridare Giulio, te lo spiego io cosa può fare una donna innamorata della vita come me (questa la capite leggendo il libro eh), e invece alla fine ho solo timidamente chiesto come mio solito cose a caso, tuttavia complimentandomi per averci regalato la definizione di twerking più bella di sempre.
  • Abbiamo una listina di libri da leggere prima di morire made in Giulio Pedani che vi favorisco: A sangue freddo di Truman Capote, Revolutionary Road di Richard Yates e Il vecchio che leggeva romanzi d’amore di Luis Sepúlveda.
  • Lasciatevi comunque del tempo prima di trapassare per leggervi anche Guerra e Pace, che dice sia un bel romanzo.
  • Abbiamo anche vinto il saggio suggerimento di guardare Mulholland Drive di Lynch come se fosse un film dei Vanzina, con l’intento di mettersi l’animo in pace, smettere di farcisi i trip e vivere sereni.
  • Ho capito che io mi faccio coraggio nella vita pensando a Britney Spears che ha superato il 2007 come quelli più grandi e fighi di me lo fanno pensando a Iggy Pop che ha superato il 1976-1978.
  • Siena è un’allucinazione immensa e io penso solosolosolo a questo.

B.

Giulio Pedani, L’iguana era a pezzi • Tre vite lungo la Francigena

Quando ho letto il sottotitolo dell’ultimo romanzo targato effequ ho dovuto ricacciare dentro un grido di terrore: ho il trauma della Via Francigena dalla tenera età di 17 anni, quando al liceo venne una coppia di tizi cattolicissimi a raccontarci il loro pellegrinaggio lungo la Via Francigena, e io e la Maggica si rimase tramortite dal tedio e dal disagio, e non servirono le risate con cui provammo a esorcizzare il tutto: da lì in poi ho avuto il disgusto vero nei confronti di ‘sta cosa che pensavo fosse dedicata esclusivamente a religiosi fanatici, una setta di gente noiosa che scendeva verso la Capitale raccolta in preghiera. Grazie a uno scherzo della vita ho dovuto addirittura accogliere i pellegrini quando facevo il tirocinio alla biblioteca di Altopascio, e mettevo i timbrini sulla loro tessera pensando santinumi, e però poi portavo ‘sta gente un po’ matta e tutto sommato ganza alla foresteria offrendo loro la versione migliore di Bea Magia dell’Accoglienza. Un paio d’anni dopo ho scoperto invece che la Francigena sembrava essersi improvvisamente trasformata nella cosa più cool da fare tipo per ritrovare se stessi, e lì proprio mi partì l’odio cieco.

Ora, che io abbia dei problemi è pacifico, ma poi la verità è che ho solo bisogno di esser presa a ciaffate nel muso in modo da potermi ripigliare ma soprattutto riappacificare con le cose. Ebbene, curiosamente, ancora una volta, le ciaffate me le tira effequ, e bimbi io ve lo dico, questo per me è ufficialmente Il Libro dell’Estate 2019. Adesso vi spiego perché (per la trama, qui. Per una recensione vera, qui).

  • È un romanzo che mi ha ricordato chi sono, chi sono sempre stata e chi vorrò ancora essere: mi ha riportato al liceo, mi ha riportato agli universi delle canzoni, dei film e dei libri che mi hanno formata. Gli universi a cui appartengo.
  • È un romanzo che man mano che il testo si svela ti fa provare dei tuffi al cuore che Tania Cagnotto non si qualifica neppure. I gruppi di amici coi soprannomi. I vecchi al circolo. La provincia. Gli oggetti desueti. Gli elenchi di cianfrusaglie. La musica ammodo. La strada. Il cammino. La solitudine. La polvere. L’umorismo come garba a me. La nostalgia. La voglia. Gli aneddoti. Le incomprensioni. Le cose brutte. La rabbia.
  • È un romanzo in cui il paesaggio è il quarto protagonista. Perché è il paesaggio che vedi camminando, e ci sono delle cose che si vedono solo a piedi, e sono le cose che guardo anch’io. Nelle parole di Giulio Pedani, negli occhi di Cile, ho trovato i miei occhi.
  • È un romanzo che racconta davvero l’Italia, il Paese cui voglio un bene dell’anima ma che odio con altrettanta forza: L’iguana era a pezzi pulsa di vita, dentro ci sono le storie di tutti, ce ne sono tante, sembrano inesauribili, tuttavia non ti bastano, ne vorresti ancora.
  • È un romanzo allora che non vorresti finisse mai, e che quando finisce ti senti male.
  • È un romanzo che mi ha fatto pensare con precisione a tutte le persone da cui vorrei venisse letto.
  • È un romanzo che le cose te le fa vedere, leggendo non riuscivo a smettere di pensare Giulio Pedani raccontami la vita, ho sentito tutto, e io devo sentire sulla pelle, nel cuore, negli occhi.
  • È un romanzo che ha realizzato uno dei miei sogni più grandi: essere un maschio, nello specifico un maschio nato una decina d’anni prima di me (poi un giorno ‘sta cosa ve la spiego meglio).
Laura Pausini - Innamorata
Laura Pausini – Innamorata

 

A due settimane esatte dallo scioglimento formale della Democrazia Cristiana, ininterrottamente partito di governo dal dopoguerra a quel momento, nel grande castagneto del Bosco di Marmo cominciarono i preparativi per l’ennesimo cenone. Da molte stagioni ormai, per un’unica sera ogni estate, vi trasmigrava tutto il borgo. Non c’era niente da commemorare; nessuna processione in onore di qualche martire; neanche la classica sagra dei sapori tipici. Qualcuno, anni prima, aveva semplicemente deciso, all’apice della calura di agosto, di spostarsi lassù con sedie, radio, birra, ghiaccio, vino, salumi affettati, carte, scacchi e sigari. Poi aveva portato altri tavoli e altri amici.

Quindi adesso andate e accaparratevi ‘sta meraviglia. Leggetela con calma, piano piano, tappa tappa. C’è pure la mappetta, ci sono i disegnini che dividono i pezzi. E poi ne possiamo parlare insieme tantissimo e forever? Grazie.  

  • Giulio Pedani, L’iguana era a pezzi • Tre vite lungo la Francigena
  • effequ, 2019 (giugno)
  • Pp. 2304
  • € 15

B.

La mia più bella cosa mai successa

Avevo accennato durante i mesi passati al fatto che il Bullet Journal mi stesse aiutando con un progetto, e che se casomai fosse andato in porto ne avrei parlato. Ebbene:

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Posso dirlo? Posso dirlo. Ho smesso di fumareE come è potuto succedere, cara B., che sei una tabagista di merda che fumava un pacchetto di Lucky Strike al giorno e che non aveva mai – mai – mai desiderato smettere e che avrebbe voluto dare affettuose testate contro il muro a chiunque mi intimasse di farlo?

È successo a caso, come la maggior parte delle cose. Un giorno avevo la nausea e il mal di pancia e mi accendevo le cicche e le spengevo, una via l’altra. Così, tanto per, mi ero fatta du’ calcoli su quanto avrei potuto risparmiare se non fossi stata una tabagista di merda. Poi ho pensato al viaggio che volevo fare in estate, e a molte altre cose, le ho scritte, ne ho parlato con chi di dovere, e mi sembravano sensate. E allora ho detto dai. Così con un riserbo e un’incredulità e una non contentezza e un senso di sconfitta e irrealtà e una sensazione di resa e di nostalgia e tristezza e fine di un mondo ho proprio consapevolmente fumato l’ultima sigaretta. Ed è stato come quando le genti si lasciano perché si amano troppo, ma sanno che è davvero giusto farlo. Perché tra me e i cicchini c’era (c’è) una storia d’amore vera. Sì, son di fòri come i tegoli, lo sapete via. Però è proprio questo, bisogna che io sia onesta. Nessuno riuscirà a farmi credere che fumare non sia una cosa meravigliosa: perché i cicchini sono parte di quello che sono, ma forse era giunto il momento di essere proprio qualcos’altro, di cavalcare l’onda della Consapevolezza e provare a farcela. E avevo bisogno di una motivazione che davvero per me fosse dotata di senso – e il cash mi sembrava l’unica cosa che ce lo avesse. Mi sono scaricata una app che si è rivelata la svolta. Ho aspettato tre giorni, ho visto che continuavo a, e allora ho investito tipo 4 euro per la versione pro, con tutti i traguardini da sbloccare di volta in volta. Una specie di videogioco. Io faccio le garette con me stessa, e avere sotto gli occhi traguardi tangibili mi ha dato una carica diocrishto!, che proprio scansatevi.

Poi è successo che a un certo punto non avevo più la casa che sapeva di fumo, la macchina che sapeva di fumo, i vestiti, i capelli, l’armadietto della palestra, la bocca. Ho sofferto fisicamente. Ho sentito il raschino alla gola per molti più giorni di quelli che mi ero immaginata.  Banalmente, ho dovuto imparare ad affrontare la vita senza sigarette. Le genti. Le situa. La merda. La gioia. Il disagio. Le attese. Il nervoso. La pace. La contemplazione. L’euforia. Le sbronze. Il post orgasmo. Il caffè della mattina. I concerti. Le uscite dai posti. La digestione. L’ansiella. Le code in macchina. Le conversazioni di ore. I momenti di vuoto. I momenti di panico. I successi. Mi sembra tutt’ora così sorprendente che forse non ci voglio pensare davvero, però sono passati i 180 giorni che mi ero data per dichiararlo, e mi sembra giusto festeggiarmi ecco.

E quindi dico solo un grazie a:

  • QuitNow
  • I kinder cioccolato
  • Il gatto del vicino
  • Le mie persone che non mi hanno mollata per un attimo
  • Le persone a cui ho mandato vocali inutili ogni volta che all’inizio avevo voglia di accendermi un cicchino
  • Le persone che non mi hanno rotto il cazzo
  • I fumatori che non mi hanno fatto sentire sbagliata
  • Gli ex fumatori che non mi hanno fatto credere che un giorno avrei smesso di avere voglia
  • Chi mi ha accolta nelle sue pause cicchino anche senza cicchino
  • La palestra che ha dato un senso ai miei polmoni ritrovati
  • Chi mi fa sorridere tantissimo permettendomi di mostrare i miei denti non più macchiati
  • Il mio salvadanaio effettivamente pieno dei soldi con cui andrò in vacanza
  • La mia forza di volontà che mi permette di non fare manco un tiro, perché so che altrimenti ripartirei a fumare come una Bea
  • Il self love che mi permetterà di perdonarmi e ricominciare se quel tiro lo dovessi fare.
  • La mia pelle, che è PAZZESKA

Questo non è solo un Motivational Monday (se ce l’ho fatta io a fa ‘sta cosa voi bimbi davvero potete fare TUTTO, ANDATE E REALIZZATE I VOSTRI SOGNI CAZZO), ma pure un gigantesco #scusatemavelodovevodire. Perché è tipo la cosa più assurda che io abbia mai fatto nella vita. E non sono per niente contenta, ma sono contentissima.

B.

Bollettino sulle voci inside my head #15 – Speciale Estate

L’unica cosa seria che ti dovrebbero dire quando fai la maturità nessuno te la dice mai, quindi vorrei pensarci io. Dall’anno prossimo mi posizionerò fuori dalle scuole, e man mano che i bimbi finiscono gli orali consegnerò loro dei volantini con scritto:

STAI PER VIVERE L’ULTIMA ESTATE DECENTE DELLA TUA VITA: GODITELA SENZA SEGHE.

Questa è la Verità Suprema, e magari avrebbe aiutato saperlo (così evitavo di stare in depre pure quell’estate lì, porcodklajdajajo). Quindi sì, il mio statement è che di base l’Estate fa schifo. Purtroppo tutto ha origine con una menzogna, quella appunto che ti porta per diciannove anni a credere che l’Estate sia la stagione più bella. Anch’io da piccola l’amavo (grazie tante, me ne stavo due mesi al mare e uno in montagna, avevo anche ad avere da ridire!), ed è proprio in estate che ho imparato a fare tutto quello che mi riesce meglio (vedi alla voce ozio produttivo). Poi chiaramente la vita ti piglia a schiaffi e scopri che ti hanno ingannato:

  • Fa un caldo porco. In città si schianta. In qualsiasi luogo, si schianta.
  • Quindi si sta male. Si patisce. Viene la nausea, si sviene, ci si squaglia, si soccombe, il cervello è oppresso dal calore, i criceti non riescono a muoversi, la scimmia non ha la forza di battere i piatti, è una pressa che ora dopo ora schiaccia sempre di più il cranio, ti senti il viso formicolare, senti la morte avvicinarsi a intervalli regolari.
  • Ma devi rimanere in vita: hai da dare gli esami della sessione estiva (che dovrebbe essere illegale), o devi, curiosamente, lavorare.
  • Tendenzialmente il nostro Paese mi va ancora in ferie in agosto – perlomeno io sì, e quindi a luglio ci sono le scadenze prima delle feriesi concentrano i disagi peggiori, tutti sono ostili perché sono stanchi, vogliono solo spararsi l’aria condizionata sotto le ascelle, e sono pure incazzati perché vanno in vacanza ad agosto insieme ai 4/5 della popolazione.
  • La gente, che puzza anche a cose normali, in estate diventa fetente, e se ti toccano incombenze che prevedono di mischiarti con i tuoi simili puoi star certo di provare la sensazione di passare del tempo in una stalla adibita a mensa prestata a spogliatoio maschile.
  • La gente, che si veste di merda a cose normali, in estate diventa la versione peggiore di Snooki di Jersey Shore, e a me sanguinano gli occhi ogni volta che esco.

Dopo estati in cui io letteralmente sparivo a causa del disagio di cui sopra, l’anno scorso mi sono un po’ ridimensionata, ho capito che:

C’è solo una cosa peggiore del lunedì. Il lunedì a luglio (autocit. #1).

E quindi:

Vietato, vietatissimo, fare considerazioni esistenziali sulla vita – e dioneguardi prendere conseguenti decisioni – a luglio (autocit. #2).

Queste consapevolezze mi hanno regalato del benessere, e vorrei che lo provaste anche voi. Quello che sogno è un mondo migliore in cui, grazie a una mia proposta di legge, sia prevista la rotazione delle vacanze: a turno, ogni cinque anni, ogni abitante della terra avrebbe diritto a tre mesi di vacanza, per godere della possibilità di poter stare novanta giorni di fila a grattarsi, come ci hanno fatto credere fosse possibile da piccini. Preso atto di ciò, mi sembra chiaro che un paese civile dovrebbe rasserenarsi all’idea che in Estate si dovrebbero fare solo le seguenti cose:

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Grazie unsplash.com
  • Leggere talmente tanto da finire tutti i libri acquistati, tutte le riviste accumulate, tutti gli articoli salvati nei preferiti, tutti i Topolino della tua infanzia (TUTTI). 
  • Dormire otto ore di fila, di giorno.
  • Poter andare in giro con i gonnellini di paglia e mettersi a ballare Shakira ogni qual volta lo si desideri.
  • Guardare le Olimpiadi, i Mondiali, gli Europei, senza attendere quattro anni ogni volta.
  • Bere dei drink fatti con criterio e non doversi mai lamentare di un Mojito preparato ammerda.
  • Ascoltare tutti i tormentoni di tutte le estati in loop e in filodiffusione senza l’interferenza di chi non porta rispetto per gli scienziati che durante la stagione buia se ne stanno confinati nei loro laboratori a dosare le quantità giuste di lalala, culi, addominali, playa, festa, alcol da inserire nei pezzi che verranno passati in radio.
  • Godere dell’illuminazione notturna scaturita soltanto dalla luna piena, da file di lucine, lanterne e lucciole.
  • Il mercoledì sera NESSUNO dovrebbe azzardarsi a organizzare eventi o chiederti di uscire: il mercoledì sera in estate si sta in casa a guardare SuperQuark.
  • Poter mangiare gelato senza aver bisogno di nessun altro tipo di nutrimento.
  • Poter stare al mare fino al tramonto, sempre, senza nessuno che ti dica che bisogna andare.
  • Avere degli amici che ti portano in motorino per sentire il vento tra i capelli.
  • Poter essere promiscui fino all’inverosimile, scoprirsi sempre di più, erotizzare qualsiasi situazione, dare un senso al sudore, senza gli sguardi cattolici e patriarcali delle fasce di popolazione culturalmente arretrate.
  • Avere tutti i concerti a cui si vorrebbe andare a due passi da casa, ovviamente gratis.
  • Poter guardare il cinema all’aperto senza essere divorati dalle zanzare.
  • Saper ballare il liscio e poterlo fare alle sagre dopo aver mangiato primo secondo contorno e dolce.
  • Innamorarsi e crederci tantissimo.
  • Ballare senza provare stanchezza, tutta la notte, in discoteca, in spiaggia, ai dj-set, davanti a muri di casse, ovunque, qualsiasi cosa, ballare e basta.

#scusatemavelodovevodire, e avevo bisogno di pensieri belli per sopravvivere fino al 2 agosto.

B.