An evening with Manuel Agnelli – cronachina del live al Tuscany Hall di Firenze

Disclaimer

Se su libri/letteratura/fiere/festival sento di poter aprir bocca (o, in questo caso, battere sulla tastiera) con dovuta cognizione di causa, non posso certo dire lo stesso su musica/musicisti/concerti. Che in realtà è un’altra delle cose che più amo, ma come sui film/cinema non mi sento preparata abbastanza, arrivo sempre un po’ dopo, ho gusti che contaminano la purezza di un’opinione, non ho basi che mi permettano di fare i giusti confronti, non colgo riferimenti, non conosco discografie o filmografie complete, e quindi ci vado sempre piano o addirittura sto proprio nel mio, perché parlare di una cosa che non conosco alla perfezione mi genera ansia e scompensi. Bene, da ora in poi invece sticazzi: ma di che si ragiona, c’è gente inutile che apre le fauci ergendosi a tuttologo laureato all’università di Salcazzo e io non posso raccontare di un concerto che m’è garbato?

I fatti miei

Se c’è una band su cui mi sono davvero sfondata (Verdena esclusi), sono gli Afterhours. Io e la V., durante la nostra tormentata storia d’amore adolescenziale, sui loro album ci siamo spaccate le orecchie e l’anima e ieri, dopo un triplo salto carpiato del destino, ce l’abbiamo finalmente fatta a vedere insieme se non tutti almeno una parte della rock band number one in Italia, ovvero Manuel Agnelli e Rodrigo D’Erasmo, in questa cosa strana che hanno chiamato An Evening with Manuel Agnelli. Io l’anno scorso mi ero fatta pure l’evento “One night only” al Forum di Assago a chiusura dei festeggiamenti per i trent’anni degli Afterhours, tre ore di godimento allo stato puro (featuring la Z., cuori), ma anche il set intimo di ieri ha generato orgasmi multipli uno via l’altro

Il concerto

Il buon Manuel è in forma smagliante (ma quando non lo è stato?): dà l’idea di essere in un momento di super fermento creativo e di voglia di fare cose (l’apertura di Germi, ricomincia Ossigeno, questo tour). Dopo trent’anni il rischio di spaccarsi i coglioni è molto concreto, e invece lui si presenta al pubblico con un “grazie per essere venuti sulla fiducia a questa cosa che non si sa bene cosa sia”. Ma io tesoro pagherei pure per vederti fare colazione, ma di cosa stiamo parlando! Comunque questa fiducia che il pubblico gli ha donato così a scatola chiusa (…) è stata ripagata abbestia. Mi piace un sacco la formula del concerto a teatro, dove l’artista tra una schitarrata e una tappa al pianoforte ripercorre la sua vita, ti racconta cazzi suoi sapientemente costruiti ma che sembra che vengano detti proprio a te per la prima volta (tipo il racconto del suo viaggio in giro per l’Europa unita ante litteram, non per scoprire ma per trombare, e la relativa presa di coscienza che le canzoni tristi facilitano l’erezione per introdurre un pezzo di Lou Reed), con scenografia un po’ da salotto un po’ da baretto, cover (tra l’altro le cover degli Afterhours secondo me sono proprio una delle loro chicche) e reading che si alternano ai pezzoni da cantare a squarciagola. Si respira un’atmosfera amicale e onirica, il violino di Rodrigo è quasi magia e i continui cambi di potenza nelle canzoni generano pelle d’oca e subbuglio interiore costanti.

Le perle di saggezza

“Ho sempre apprezzato quelli che morivano di tisi a trent’anni, ora mi sa che l’ho presa anch’io”; “adesso va un po’ il sesso emo… l’ho inventato io!”; “molta della musica che mi fa sentire mia figlia mi fa schifo, ma è giusto così, anche a mio padre faceva schifo la musica che gli facevo sentire… ma aveva torto”; “un concerto di Manuel Agnelli non può finire con tutta questa allegria… immotivata”. 

La scaletta

  • Place to be (cover di Nick Drake, piango)
  • Padania
  • Male di miele
  • Come vorrei
  • Pelle
  • Ti cambia il sapore
  • The bed (cover di Lou Reed)
  • Bianca
  • Reading da Una solitudine troppo rumorosa  di Bohumil Hrabal
  • Shadowplay (cover dei Joy Division)
  • State trooper (cover di Bruce Springsteen)
  • Dove si va da qui
  • Video games (cover Lana Del Rey – momenti altissimi)
  • Né pani né pesci
  • Adesso è facile
  • È solo febbre
  • Perfect day (Lou Reed cover)
  • Reading da un racconto di Vasco Pratolini (che avevo riconosciuto e mi sono esaltata tantissimo)
  • Ballata per la mia piccola iena
  • Ci sono molti modi
  • Non è per sempre
  • Quello che non c’è

Note a margine

  • Il merchandising è decisamente inquietante.
  • Durante il pre-concerto mi innamoro sempre una cinquantina di volte, uomini barbuti che rispondo al mio ideale di maschio e donne che vorrei essere. Poi puntualmente mi ritrovo accanto alla gente più rompicoglioni e devo fare training autogeno per non coprirli di insulti. Cuori.

B.

 

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