Tre anni fa mi ero innamorata. Qui vi avevo raccontato dell’esordio dello scrittore francese Miguel Bonnefoy e del viaggio meraviglioso nel Venezuela che gli appartiene geneticamente. Adesso, nelle settimane in cui il Venezuela è al centro della cronaca internazionale a causa della crisi che sta vivendo, mi sono letta il suo secondo romanzo, uscito nel 2018 sempre per 66thand2nd (e menomale, dico io, e grazie, aggiungo pure: sono riusciti a fare una copertina ancora più bella della precedente – nuovo sogno proibito, una stampa dell’illustratore tedesco Martin Haake).
Miguel Bonnefoy ci regala un’altra favola sudamericana e sì, siamo proprio nel solco del realismo magico e io impazzisco di gioia, perché anche qui conferma di avere piena consapevolezza dei suoi maestri, unita a un’oggettiva capacità di scrivere come dio comanda, che meraviglia. Ci sono dei passaggi che ti abbracciano e avvolgono e ricoprono di profumi caraibici anche se non li hai mai sentiti, la Natura è descritta da standing ovation sanremese, e ci sono dei topos letterari che dimostrano sapienza e padronanza della materia trattata, qualità che io adoro: il villaggio primigenio; la famiglia disagio di generazione in generazione; l’infertilità; la vallata docile dove tutto è rigoglioso e che poi invece diventa terra arida; un mistero che coinvolge una vecchina di cui non si sa nulla; la caccia al tesoro; l’avarizia dell’uomo; la maledizione della terra.
Il primo capitolo, che racconta il post-naufragio del vascello di Henry Morgan, potrebbe bastare per far chiudere il libro soddisfatti e appagati.
I boccaporti erano infestati da fiori tropicali di ogni tipo. Le travi erano inghiottite da una folta vegetazione. Gli armadi in legno di limone erano ricoperti di foglie e alcuni mobili massicci, inverditi dalle felci, scricchiolavano nella penombra.
Ma no, voi andate avanti e scoprite di che pasta è fatta la famiglia Otero, e poi Serena, Severo, Eva Fuego, gli sconosciuti che arrivano alla fattoria, gli arrivisti, i campesinos. Stupitevi di cosa può fare l’amore cieco nei confronti dell’oro, di cosa può generare l’incessante aspirazione di qualcosa d’altro, assaporate il rum pregiato e il profumo caramellato della melassa. Mi auguro che il prossimo romanzo di Miguel Bonnefoy sia di più ampio respiro, perché a questo punto le premesse per una saga famigliare di tutto rispetto ci sono eccome.
- Miguel Bonnefoy, Zucchero nero
- Titolo originale: Sucre noir
- Francia
- Traduzione dal francese di Francesca Bonomi
- 66thand2nd, 2018 (febbraio)
- Pp. 147
- € 16
B.