Bollettino sulle voci inside my head #3

Ho sempre vissuto Facebook come un diario, prima che la bacheca, il muro, si chiamasse effettivamente “diario”. Uno dei tanti modi che ho per tenere ferma la vita. Una delle cose che temo di più, infatti, è la scomparsa improvvisa di tutto ciò che in questi 10 anni e mezzo (mi sono iscritta il 15 agosto 2008) si è accumulato lì sopra; i momenti in cui sono sparita dagli schermi adesso sono dei grandi vuoti significanti. Sì, ho sempre preso Facebook molto sul serio, e mi sta dispiacendo moltissimo, adesso, cagarlo quasi zero perché la mia preferenza di condivisione si è spostata su instagram, e perché come ormai è sentenziato un po’ da tutti, ha perso di interesse, è un po’ una bolla dove ci teniamo tutti pigramente sotto controllo (e dove scopri, random, che si è sposata la gente più improbabile), dove anche chi non conosci viene rielaborato dal tuo inconscio e può capitare di sognartelo la notte, dove seguo il mondo dell’editoria e le cose che mi divertono, dove mi tengo aggiornata in maniera rapida sulle cose del mondo (in maniera parziale, selezionata, ma efficace), dove nonostante la scrematura operata negli anni qualche cosa che ti annoia/indigna/sgomenta la vedi sempre; è diventato un po’ una di quelle abitudini cui non riesci a rinunciare nonostante l’evidente assenza dell’appeal iniziale.

Quando abbiamo cominciato ad usare Facebook, però, una delle sensazioni che mi pervadevano più spesso era lo stupore di scoprire quante cose in comune avesse l’umanità. Quelle cose minime e tendenzialmente prive di senso, quelle cose che chissà perché credi di fare o pensare solo tu, improvvisamente si trasformarono, grazie ai gruppi e alle pagine, in stupefacenti compagini collettive. Ed era così carino sentirti meno disagiata, così esaltante esclamare “anch’io!”, così divertente sentirsi parte di qualcosa.

Mano a mano, poi, questo piacevole senso di comunione si è trasformato, almeno per la sottoscritta, in malcelato fastidio nel constatare di continuo che non sei unica per un cazzo, che persone che detesti hanno i tuoi stessi gusti/fanno le tue stesse cose, che pure i cerebrolesi condividono parti di te, che quell’idea che ti sembrava pazzesca è già stata ampiamente sviscerata da altri. A me ‘sta roba ha creato un cortocircuito vero, un disagio reale, come se non ci fosse più niente che potesse essere solo e soltanto mio, e quindi che fosse del tutto inutile produrre del pensiero, o se lo fai devi aspettarti di venire accusato di non originalità, di arrivare sempre dopo, di non essere abbastanza. Della serie quanto è difficile essere me.

Insomma tutto questo perché le voci della mia testa oggi volevano condividere un’unica illuminazione, poi qualcosa ha fatto contatto e si è scatenato tutto quello di cui sopra. Volevo soltanto dichiarare che siamo in quel momento delicatissimo in cui gennaio sembra finito, e invece manco per il cazzo, gennaio è infido perché sembra partire in quarta, oh siamo già al 7, e poi invece effetto goccia cinese perpetua, soprattutto nella parte finale (finale di cosaaaaa?), quando inizi a pensare dai, ci siamo, e invece è lì che ti frega, e tu arranchi e dici boh, com’è possibile, e tutto ti sembra un unico, infinito, interminabile giorno grigio, freddo e dotato di pioggerella ghiacciata. Tipo oggi. Ecco, sappiate che è una cosa che penso da quando ho 11 anni. Grazie.

Fatemi sapere se poi sopravvivete.

B.

 

3 pensieri riguardo “Bollettino sulle voci inside my head #3

  1. io ho avuto sempre un rapporto amore-odio con facebook ma solo per colpa mia che facevo post intrisi di pensieri poetici o riflessioni… avevo poco da raccontare la mia vita attraverso al fotografia e così mi sono rifugiato sul blog… il mio luogo adatto per esprimermi e raccontarmi attraverso la parola… ogni tanto ci vado su facebook e osservo tutte le sfumature di questa società 😀

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    1. Sì, Facebook è un ottimo osservatorio della realtà, bisogna saper filtrare molto e non arrabbiarsi :).
      Capisco bene la tua visione del blog come rifugio, ed è bellissimo scoprire che è uno strumento ancora utilizzato per esprimersi solo per il gusto di farlo.
      Ciao e grazie per il commento!

      Piace a 1 persona

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