Baking therapy: lo stai facendo sbagliato

Domenica scorsa ero felice e per esserlo ancora di più volevo fare un dolce. Sono una convinta sostenitrice della baking therapy e ho capito che i dolci sono un ritrovato portentoso dove puoi contemporaneamente mettere e tirare fuori amore.

Mi complimento con me stessa per aver raggiunto l’obiettivo di avere sempre in dispensa il necessario per preparare torte tortine o biscotti; peccato che le pile della bilancia siano scariche. Lo sono da mesi, e io non riesco ad acquistarle, ci ho provato una volta ma ho sbagliato tipo e da lì niente, rifiuto completo. Questa è una delle cose che, secondo le mie divisioni di compiti immaginarie, in casa non mi competono, sebbene io viva da sola. Benissimo. La svolta sono le cups e gli spoons, e con un po’ di imprecazioni mi metto a convertire grammi e millilitri, dovendo affrontare ancora una volta il mio drammatico rapporto con la matematica anche più elementare.

Inizio in modo del tutto arbitrario con il misurare i liquidi necessari, il latte e l’olio di semi. Prendo sorridendo da sola le uova dal frigo, soddisfatta per aver iniziato ad acquistarle in confezioni da quattro invece che da sei, per essere certa di consumarle. Per sicurezza controllo comunque la scadenza: 5 ottobre. Faccio riflessioni profonde sul tempo che passa veloce (leggi, bestemmio in almeno cinque lingue) e ringrazio i vegani per la vasta gamma di ricette senza uova presenti sull’internet. Trovo quella che fa per me, integro con altri conteggi difficilissimi gli ingredienti già misurati, insudicio lo schermo del telefono che continua ad andare in standby, assaggio il composto e dico boh, mah, speriamo. Tolgo tutte le teglie dal mobiletto perché ovviamente quella da muffin era in seconda fila, sotto a tutto il resto; prendo dei graziosi pirottini e procedo a riempirli in preda all’ansia.

Baking
Foto da unsplash che esemplifica come mi ero immaginata il rituale domenicale

Infilo la teglia nel mio portentoso forno elettrico già preriscaldato, che è anche microonde e cuoce pure a vapore, ho imparato a usarlo anch’io, che già di per sé è stupefacente. Seleziono i minuti e avvio la cottura. Fisso la teglia fare mezzo giro e poi bloccarsi. Mi scandalizzo per il fatto che una teglia rettangolare non riesca a ruotare su un piatto tondo. Mi ostino a non darmi per vinta: questi erano i miei cazzo di muffin per la mia cazzo di domenica felice, mi dico, prendendo una teglia tonda e cominciando a sistemarci sopra i pirottini colmi di impasto liquido. Riesco miracolosamente a non far fuoriuscire tutto e metto la teglia in forno: nel frattempo, il piatto ruotante è andato fuori posizione, e impiego tre tentativi per rimetterlo al suo posto, bruciandomi le dita.

Finalmente i muffin stanno cuocendo, e passo 25 minuti a fumare e pregare gli dèi precedentemente maledetti perché il risultato non sia una merda totale. Che poi sono pure a dieta e non li dovrei nemmeno mangiare, ‘sti muffin della domenica, che sono in realtà delle robe schiacciate che non si meritano manco una foto, e mi maledico guardando sconsolata quante cose sono riuscita a disseminare in giro e a sporcare.

Alla fine, però, erano buoni.

B.

Credits: l’immagine in evidenza è stata brutalmente screenshottata dalle stories della Connie.

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